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“Il cuore sanguina per il dolore di avere offeso Dio”

Nel corso dell'udienza generale di questa mattina nell’Aula Paolo VI, Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulle Beatitudini, ha incentra la sua meditazione sulla seconda Beatitudine: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati“.Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Pontefice ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. L’udienza generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la benedizione apostolica. Papa Francesco prega per le vittime e i malati del nuovo coronavirus, appena ribattezzato Covid-19 dall’Organizzazione mondiale della sanità. Al termine dell’udienza generale, prima di salutare i fedeli italiani, il Papa ha rivolto “una preghiera per i nostri fratelli cinesi che soffrono questa malattia così crudele”. Che trovino, auspica il Pontefice,”la strada della guarigione il più presto possibile”. I morti sono saliti a 1113, concentrati in Cina, con una vittima ad Hong-Kong e una nelle Filippine,

 

In viaggio

Abbiamo intrapreso il viaggio nelle Beatitudini e oggi ci soffermiamo sulla seconda: Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati- afferma Francesco-. Nella lingua greca in cui è scritto il Vangelo, questa beatitudine viene espressa con un verbo che non è al passivo, infatti i beati non subiscono questo pianto,  ma all’attivo: “si affliggono”. Si tratta di un atteggiamento che è diventato centrale nella spiritualità cristiana e che i padri del deserto chiamavano “penthos”, cioè un dolore interiore che apre ad una relazione autentica con il Signore e con il prossimo”. Questo pianto, nelle Scritture, “può avere due aspetti: il primo è per la morte o per la sofferenza di qualcuno“. L’altro aspetto, evidenzia Jorge Mario Bergoglio, sono “le lacrime per il peccato, quando il cuore sanguina per il dolore di avere offeso Dio e il prossimo: qualcuno ci è caro e soffriamo perché lo perdiamo o sta male, oppure perché lo abbiamo fatto soffrire proprio noi“. Si tratta, quindi, di “voler bene all’altro in maniera tale da vincolarci a lui o lei fino a condividere il suo dolore”. Ci sono persone che “restano distanti, un passo indietro; invece è importante che gli altri facciano breccia nel nostro cuore”.

Il dono delle lacrime

“Ho parlato spesso del dono delle lacrime, e di quanto sia prezioso-  sostiene Francesco-. Si può amare in maniera fredda? Si può amare per funzione, per dovere? Ci sono degli afflitti da consolare, ma talvolta ci sono pure dei consolati da affliggere, da risvegliare, che hanno un cuore di pietra e hanno disimparato a piangere. Il lutto è una strada amara, ma può essere utile per aprire gli occhi sulla vita e sul valore sacro e insostituibile di ogni persona, e in quel momento ci si rende conto di quanto sia breve il tempo“. E, aggiunge il Pontefice, “vi è un secondo significato di questa paradossale beatitudine: piangere per il peccato”. Qui, secondo il Papa, bisogna distinguere: “C’è chi si adira perché ha sbagliato, ma questo è orgoglio, invece c’è chi piange per il male fatto, per il bene omesso e per il tradimento del rapporto con Dio”. Questo è “il pianto per non aver amato, che sgorga dall’avere a cuore la vita altrui”. Qui si piange perché “non si corrisponde al Signore che ci vuole tanto bene, e ci rattrista il pensiero del bene non fatto”. Questo è “il senso del peccato. Costoro dicono: “Ho ferito colui che amo”, e questo li addolora fino alle lacrime. Dio sia benedetto se arrivano queste lacrime! Questo è il tema dei propri errori da affrontare, difficile ma vitale”., sottolinea Jorge Mario Bergoglio.

La misericordia

“Pensiamo al pianto di san Pietro, che lo porterà a un amore nuovo e molto più vero, a differenza di Giuda, che non accettò di aver sbagliato e si suicidò- afferma il Papa-. Capire il peccato è un dono di Dio, è un’opera dello Spirito Santo. Negli Atti degli Apostoli, Pietro annuncia la risurrezione di Gesù e coloro che lo ascoltano si sentono trafiggere il cuore e chiedono cosa fare. Pietro risponde loro di accogliere il battesimo per il perdono dei peccati e ricevere lo Spirito Santo. Efrem il Siro dice che un viso lavato dalle lacrime è indicibilmente bello“. E prosegue Francesco:”Come sempre la vita cristiana ha nella misericordia la sua espressione migliore. Saggio e beato è colui che accoglie il dolore legato all’amore, perché riceverà il Consolatore, lo Spirito Santo che è la tenerezza di Dio che perdona e corregge”. Perciò “se teniamo sempre presente che Dio non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe, viviamo nella misericordia e nella compassione, e appare in noi l’amore. Che il Signore ci conceda di amare in abbondanza”.

Giacomo Galeazzi

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