I legali di Derek Chauvin, l’ex agente della polizia di Minneapolis condannato per la morte del 46enne afroamericano George Floyd, hanno presentando ricorso in appello. Nella richiesta si legge come a Chauvin sia stato negato il diritto a un giusto processo e per questo ne chiedono un altro.
Nel ricorso si legge che Chauvin non avrebbe potuto avere un giusto processo a causa di quanto accaduto prima con le manifestazioni e le proteste guidate dal movimento Black Lives Matter.
Si accusa anche la corte che ha condannato l’ex agente di aver abusato della sua discrezione, negando in particolare la richiesta per un cambio di sede del processo. Quest’ultimo si è tenuto a Minneapolis, la città in cui Floyd è stato ucciso quasi un anno fa, il 28 maggio 2020.
Inoltre, scrive Ansa, si accusano i giudici di non essere stati in grado di isolare la giuria visto l’ambiente ostile all’imputato, sottoponendo così i giurati a possibili intimidazioni o al timore di rappresaglie.
Lo scorso martedì 20 aprile Chauvin è stato condannato per omicidio: la giuria, dopo dieci ore di camera di consiglio, l’ha ritenuto colpevole per tutti e tre i capi di accusa, compreso quello più grave di omicidio colposo preterintenzionale. Un verdetto accolto con scene di esultanza in diverse città americane.
La sentenza per Chauvin è attesa tra qualche settimana, il prossimo 16 giugno. L’ex poliziotto rischia fino a 40 anni di carcere anche se, con le attenuanti e per l’assenza di precedenti, la pena potrebbe essere più leggera. L’uomo aspetterà la sentenza in carcere: dopo il verdetto del 20 aprile, infatti, è stato portato in prigione mentre prima era a piede libero su pagamento di cauzione. Il 23 agosto partirà infine il processo agli altri tre ex agenti che erano con Chauvin e accusati di favoreggiamento.
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