Attualità

Draghi: “Ho chiamato Putin per parlare di pace”

In un momento pieno di incertezze, di potenziali instabilità, di fragilità interne ed esterne, questo governo di unità nazionale continua a voler governare. Abbiamo fatto molto e lo abbiamo fatto insieme”, ha dichiarato il premier Mario Draghi in un’intervista concessa al Corriere della Sera nella quale ha affermato che “l’esecutivo va avanti fino in fondo” se riuscirà a fare le cose che “servono al Paese”. Inoltre, il premier ha affermato di non essere stanco, nega di aver intenzione di mollare e assicura che il governo reggerà in aula sulla riforma del Fisco e sulla giustizia.

La telefonata a Putin

Ci siamo telefonati con il presidente Putin prima dell’inizio della guerra. Ci siamo lasciati con l’intesa che ci saremo risentiti. Alcune settimane dopo però ha lanciato l’offensiva. Ho provato fino alla fine a parlargli“, rivela al Corriere della Sera Mario Draghi, spiegando che in un’ultima telefonata “l’ho chiamato per parlare di pace“, per convincerlo a incontrarsi con Zelensky per arrivare a un cessate il fuoco. Il presidente russo, però, “mi ha risposto che i tempi non sono maturi“. Sulle eventuali ricadute delle sanzioni sul gas ha detto: “Stiamo parlando di uno, due gradi di temperatura. La pace vale dei sacrifici”.

L’intervista

Stiamo superando “la pandemia; sul fronte internazionale, l’Italia è tornata a pesare come è giusto che sia – aggiunge Mario Draghi – sosteniamo l’Ucraina, lavoriamo per la pace; sul piano economico usciamo da un anno in cui abbiamo avuto una crescita del prodotto interno lordo del 6,6%. C’è ora un rallentamento, dovuto alla guerra. Il compito del governo è quello di sostenere lavoratori e imprese e rendere l’Italia più moderna, vivibile, giusta”. Venendo al conflitto in Ucraina, il premier spiega che “ci siamo telefonati con il presidente Putin prima dell’inizio della guerra. Ci siamo lasciati con l’intesa che ci saremmo risentiti. Alcune settimane dopo però ha lanciato l’offensiva”. Il premier è riuscito a parlare con il presidente russo qualche giorno fa, chiedendogli di trattare con Zelensky per il cessate il fuoco, ma Putin ha risposto di non reputare tempi ancora maturi. Finora l’obiettivo del leader russo è stato “il tentativo di annientare la resistenza ucraina – osserva Draghi – occupare il Paese e affidarlo a un governo amico. Noi resteremo accanto ai nostri amici ucraini” la cui resistenza “è eroica”. Per Draghi ci aspetta “una guerra di resistenza, una violenza prolungata con distruzioni che continueranno”. La linea “di tutti gli alleati resta quella di evitare un coinvolgimento diretto dell’Europa nella guerra”. Le sanzioni “sono essenziali per indebolire l’aggressore, ma non riescono a fermare le truppe nel breve periodo. Per farlo, bisogna aiutare direttamente gli ucraini, ed è quello che stiamo facendo. Non farlo equivarrebbe a dire loro: arrendetevi, accettate schiavitù e sottomissione”. La proposta italiana “di un tetto al prezzo del gas russo sta guadagnando consensi e sarà discussa al prossimo Consiglio europeo sulla base di un documento generale preparato dalla Commissione”. Le sanzioni, per Draghi stanno funzionando, “ora ci stiamo chiedendo se dobbiamo fare di più”. Per non dipendere più dal gas russo “bisogna diversificare le fonti di energia e trovare nuovi fornitori”, sottolinea. Il governo “ha già approvato norme per sbloccare gli investimenti nelle energie rinnovabili. Ne faremo altre a breve”. Per abbassare le bollette “abbiamo già speso 20 miliardi ed è nostra intenzione fare di più per proteggere imprese e cittadini, soprattutto i più vulnerabili”. Per quanto riguarda la pandemia, “la campagna di vaccinazione è stata un grande successo” e se ci dovesse essere un nuovo peggioramento della situazione, “siamo molto più preparati che in passato”. Procedono anche gli investimenti legati al Recovery Plan: “Nel 2021 abbiamo realizzato tutti gli obiettivi previsti dal Pnrr. Pochi giorni fa sono arrivati i primi 21 miliardi, che si aggiungono ai quasi 25 che abbiamo ricevuto l’anno scorso”. Ci sono “alcune riforme che dobbiamo ancora realizzare: concorrenza, codice degli appalti, fisco e giustizia. Sul codice degli appalti, che è in commissione, mi pare che la strada sia spianata”. Sulla giustizia “c’è la promessa di non mettere la fiducia e vale ancora”. Sulla concorrenza “restano pochi nodi”. Sul fisco, l’atmosfera con il centrodestra, “mi è sembrata positiva”. La delega fiscale “è uno strumento di lotta all’evasione e alle diseguaglianze e non aumenta le tasse, anzi, il contrario”. Draghi respinge inoltre le voci secondo cui sarebbe stanco delle liti nella maggioranza e possa dire addio: “Non sono stanco e non ho alcuna intenzione del genere” spiega il premier, che non pensa a candidarsi alle elezioni: “È estraneo alla mia formazione e alla mia esperienza. Ho molto rispetto per chi si impegna in politica e spero che molti giovani scelgano di farlo alle prossime elezioni, alle quali intendo tuttavia partecipare come ho sempre fatto: da semplice elettore”.

Manuela Petrini

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