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Cina: “Non permetteremo mai l’indipendenza di Taiwan”

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, respinge l’indipendenza di Taiwan, sostenendo che le attività separatiste minacciano la stabilità regionale. Wang ribadisce l’impegno per una riunificazione pacifica ma avverte contro il sostegno all’indipendenza di Taiwan, sottolineando che Pechino potrebbe usare la forza se necessario. Le elezioni di Taiwan del 13 gennaio sono considerate come elezioni locali senza impatto sull’eventuale riunificazione con la Cina.

Cina: “Non permetteremo mai l’indipendenza di Taiwan”

“Non permetteremo mai l’indipendenza di Taiwan”. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, per il quale “le attività separatiste sono la minaccia principale alla stabilità e alla pace della regione”. Wang, nel corso di un briefing, ha aggiunto che “il principio della ‘Unica Cina’ è universalmente riconosciuto” e non è destinato ad essere modificato.

Wang ha liquidato le presidenziali di Taiwan del 13 gennaio, definendole come “elezioni locali all’interno di una parte della Cina” che non cambiano “neppure il tema dell’eventuale riunificazione con la madrepatria perché “chiunque sostenga l’indipendenza di Taiwan sarà punito dalla storia”.

Il tema della riunificazione

Sul tema delicato dell’unificazione, la prima linea rossa delle relazioni con gli Usa, il capo della diplomazia cinese ha ripetuto il mantra secondo cui Pechino si impegnerà “per una riunificazione pacifica”, ma ha avvertito che coloro che si impegneranno a sostegno dell’indipendenza di Taiwan “si bruceranno per aver giocato con il fuoco”. Lo status dell’isola è uno dei principali motivi di contesa con gli Usa e Pechino, che ritiene l’isola una parte “inalienabile” del suo territorio, non ha mai rinunciato all’uso della forza per riportarla sotto il suo controllo, se necessario. Washington, come la maggior parte dei Paesi su scala globale, non riconoscono Taipei come un Paese indipendente, seguendo la politica della ‘Unica Cina’, ma si oppongono a qualsiasi cambiamento dello status quo attraverso l’uso della forza.

Fonte: Ansa

redazione

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