Cala ancora, per l’undicesimo anno consecutivo, la libertà di Internet nel mondo. Maglia nera alla Cina, i peggioramenti maggiori nel Myanmar. Diminuisce al contempo anche il punteggio degli Stati Uniti per il quinto anno consecutivo. L’Italia è nel complesso libera.
Ad affermarlo è il rapporto annuale del Think Thank Freedom House, l’organizzazione non governativa internazionale che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Ha preso in esame 70 nazioni, valutate su 21 diversi indicatori come gli ostacoli all’accesso alla rete, limiti nei contenuti che è possibile pubblicare, la violazione dei diritti degli utenti.
Il report, in particolare, evidenzia che nell’ultimo anno in 48 nazioni su 70 analizzate – pari all’88% degli utilizzatori globali – sono state predisposte nuove norme per le aziende tecnologiche in materia di contenuti, dati e concorrenza.
“Con poche eccezioni positive – spiega l’organizzazione – la spinta a regolamentare l’industria tecnologica che deriva in alcuni casi da problemi reali come le molestie online e le pratiche manipolative del mercato, viene sfruttata per soffocare la libertà di espressione e ottenere un maggiore accesso ai dati privati. Le vittime sono gli utenti”.
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