L’emergenza salute mentale nei giovanissimi, “resa evidente dall’emergenza Coronavirus, è attuale ormai da molto tempo e richiede interventi tempestivi”. Questa è una certezza che emerge dai dati, sebbene “E’ ancora difficile prevedere le conseguenze della pandemia sui bambini e degli adolescenti”. I numeri dicono negli ultimi 10 anni c’è stato un raddoppio degli utenti seguiti nei servizi di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza.
Mentre la pandemia ha visto “raddoppiare gli accessi per tentati suicidi o atti autolesivi gravi”. A delineare una “situazione ormai drammatica” è Antonella Costantino, presidente Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), in un accorata lettera rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi riportata da Ansa. “In nessun’altra area della medicina si è assistito a un aumento degli accessi ai servizi così forte, a parità di personale, e senza riuscire a garantire le risposte adeguate agli utenti”, scrive.
Già prima della pandemia 200 bambini e ragazzi su 1000 avevano un disturbo neuropsichico, ovvero 1.890.000 minorenni; solo 60 su 200 riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale; solo 30 su 200 riuscivano ad avere risposte appropriate; 7 su 1000 si recavano al pronto soccorso per un disturbo psichiatrico e 5 su 1000 venivano ricoverati. Ma ben 4 su 5 venivano ospitati in reparti per adulti. “L’andamento in aumento dei ricoveri negli ultimi anni è un indicatore evidente della carenza di risposte appropriate”, precisa Costantino.
Tra il 2017 e il 2018 (ultimi dati disponibili!), i ricoveri per disturbi neurologici tra 0 e 17 anni sono aumentati dell’11% e quelli per disturbi psichiatrici del 22%. Di 43.863 ricoveri nel 2018, solo 13.757 sono avvenuti in reparto adatto alla loro età. Molti ragazzi in grave stato di bisogno sono stati rimandati a casa dal Pronto Soccorso. “Ai miseri 325 letti di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza esistenti a livello nazionale si chiede di garantire risposte per più del doppio dei pazienti che sarebbero in grado di assorbire”.
A fronte del continuo aumento della domanda permane la grave disomogeneità della rete dei servizi nelle diverse regioni: “nei servizi territoriali vi sono grandi difficoltà nel garantire la presenza anche solo delle figure mediche indispensabili”. A questo si sono aggiunte “le nuove criticità portate dalla pandemia“, che ha “aumentato lo stress e il sovraccarico per bambini e famiglie” e diminuito ulteriormente la capacità di risposta. Considerando questo scenario, sottolinea la professoressa Costantino, “riteniamo fondamentale includere nel Piano nazionale di Ripresa e di Resilienza iniziative mirate all’area della salute mentale in infanzia e adolescenza”, che consentano di colmare al più presto la mancanza di dati epidemiologici in quest’area, di aumentare il numero di posti letto per questa fascia di età e di potenziare i servizi territoriali prevedendo anche equipe multidisciplinari e teleriabilitazione. “E’ necessario – conclude – agire subito per ridurre al minimo le conseguenze della pandemia sulla salute mentale della generazione più giovane e per individuare il prima possibile i segnali di allarme e di disturbi conclamati, così da offrire risposte rapide e appropriate”.
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