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“10 in condotta!”: il manifesto per prevenire gli abusi su minori

Il luogo più pericoloso per i bambini? Internet. Un luogo solo virtuale che però ha ricadute importanti e concrete in quello reale, dal bullismo allo stalking, dall'abuso alla pedopornografia. A rivelarlo, sono i risultati di una indagine “Minori e percezione dei rischi” realizzata da Ipsos per Save the Children.

La ricerca

La ricerca evidenzia come in Italia sono la scuola, oratori, parrocchie e strutture sportive i luoghi frequentati da bambini e adolescenti dove maggiore può essere il rischio di subire comportamenti inappropriati, maltrattamenti e abusi da parte degli adulti secondo quanto percepiscono il pericolo giovani e adulti intervistati in merito. Ne hanno timore circa un adulto su 4 e un ragazzo su 5. Ma il “luogo” più a rischio per i minori resta la Rete, secondo la percezione di circa 8 adulti e 7 ragazzi su 10. L'imposizione di rapporti fisici è uno dei timori principali (per il 50% degli adulti e dei ragazzi) e anche che vengano compiuti illeciti attraverso internet, in particolare la richiesta di inviare immagini intime in cambio di regali (secondo la metà dei ragazzi e 6 adulti su 10) o di diffonderle senza il consenso dell'interessato (60% degli adulti e la metà dei ragazzi). 

Scuola

Sul rapporto si parla anche di scuola: il principale attore educativo dopo la famiglia è “sotto accusa” per il suo basso grado di empatia. “Deve far riflettere la mancanza di punti di riferimento all'interno della scuola” visto che “solo il 5% dei ragazzi vedrebbe negli insegnanti un punto di riferimento e solo il 2% si rivolgerebbe agli altri referenti scolastici (psicologo, preside)” dopo aver subito un'esperienza negativa, come un abuso o un maltrattamento, si legge nel rapporto. Bambini e ragazzi invece si fidano soprattutto di famiglia e coetanei: più della metà dei ragazzi (59%) preferirebbe rivolgersi ai propri genitori, mentre il 16% ne parlerebbe con gli amici. I ragazzi intervistati mostrano senso di responsabilità: ben il 94% afferma che se fosse a conoscenza di un comportamento inappropriato nei confronti di un loro amico, sicuramente ne parlerebbe con qualcuno. 1 ragazzo su 20 (1 su 10 in Veneto e nel Lazio) preferirebbe restare in silenzio. Per quel che riguarda gli adulti, davanti al racconto da parte dei figli di un abuso o maltrattamento, la quasi totalità dei genitori intervistati ne parlerebbe con qualcuno (98%), nel 29% dei casi andrebbe da carabinieri o polizia, nel 24% ne parlerebbero con i propri familiari e nel 21% si rivolgerebbero al preside o agli insegnanti. Il 12% dei ragazzi e il 10% degli adulti ritiene che l'insegnante, nella maggior parte dei casi, mira a  salvaguardare la scuola o se stessi.

La proposta “10 in condotta!”

Per parlare e prevenire abusi e maltrattamenti, reali o virtuali, Save the Children propone il Manifesto “10 in condotta!”, cioè l'adozione di un codice per la formazione di tutto il personale che opera con i bambini e l'individuazione di una figura che gestisca le segnalazioni alla informazione dei minori e delle famiglie. “Non possiamo occuparcene solo quando i casi esplodono in tutta la loro gravità – afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. L'adozione di un sistema di tutela con regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili, per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi. Nonostante sia cresciuta negli anni una sensibilità attorno al tema – commenta – ancora oggi chi dovrebbe cogliere i segnali di rischio spesso non è in grado di sapere come e a chi rivolgersi e troppi allarmi restano inascoltati. Chiediamo alle istituzioni, nazionali e locali, che i sistemi di accreditamento e le procedure di affidamento di servizi educativi e ricreativi considerino l'attivazione di un sistema di tutela come requisito essenziale in tutti i servizi educativi e ricreativi. Ogni scuola diventi uno spazio di ascolto e di protezione per ogni bambino e bambina”.

Milena Castigli

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