I problemi del voto all’estero per corrispondenza

Rischio brogli, ricorsi, schede nulle

E se il voto degli italiani all’estero fosse dichiarato incostituzionale a una settimana dalle elezioni? Il 21 febbraio la Consulta si riunisce in udienza per valutare la presunta violazione dell’articolo 48 della Carta, quello secondo cui «il voto è personale ed eguale, libero e segreto». Tutto nasce da una richiesta avanzata dal Tribunale di Venezia su impulso del consigliere regionale di ‘Siamo Veneto’, Antonio Guadagnini, e Pier Michele Cellini, un amico iscritto all’AIRE in Slovenia. Il Tribunale, nell’Ordinanza di rimessione, ha affermato che ‘il voto per corrispondenza presenta tali e tante ombre da far persino dubitare che possa definirsi voto’, e ha rimandato tutto al giudizio della Corte Costituzionale”. In un video virale pubblicato su Facebook un anno fa, in occasione del referendum costituzionale, lo stesso politico indipendentista veneto si era ripreso con una scheda contestando la modalità di voto per corrispondenza. Il plico per poter votare dovrebbe essere già arrivato ai quasi 5 milioni di italiani iscritti all’anagrafe estera. "In tutti i passaggi c’è la possibilità di commettere delle frodi", commenta a euronews Guadagnini che sta cercando di ripercorrere le orme dell’81enne milanese Aldo Bozzi, colui da cui partirono i ricorsi che hanno sancito l’incostituzionalità del Porcellum di Calderoli. Secondo Guadagnini, folgorato dal servizio delle Iene sui possibili brogli alle politiche del 2013, la scelta della Corte di anticipare la discussione a prima del 4 marzo è significativa. "Forse è esagerato non fare votare 5 milioni di italiani ma dire che la legge Tremaglia è costituzionale mi pare ardito. Potrei andare lì dai giudici con 7 o 8 schede e votare davanti a loro, ma il mio legale ha detto che non si può. E’ una farsa, una buffonata, la giudice ci ha dato subito ragione e l’avvocato Bertolissi che ci segue dice che è la prima volta che vede una cosa del genere".