Vi spiego come si offre sé stessi in Cristo

Il Vangelo del giorno con il commento di Massimiliano Zupi

“Come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione”. “Sicut Iōnas fuit signum Ninevītis, ita erit et Filĭus homĭnis generatiōni isti”.

Prima Settimana di Quaresima – Mercoledì 4 marzo – Lc 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. “Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del  giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”.

Il commento di Massimiliano Zupi

Giona, nell’Antico Testamento, fu il profeta che, controvoglia, andò dai niniviti ad annunciare l’imminente castigo divino contro la città, perché la loro malvagità era salita fino al cielo (Gio 1,2-3; 3,1-4). Giunto infine a Ninive, a seguito della sua predicazione tutti, dal re agli animali, si coprirono di sacco e digiunarono (Gio 3,5-9). Dio allora si volse a misericordia e si ravvide dal male che aveva minacciato (Gio 3,10). Il fatto curioso è che il profeta rimase così indispettito dalla clemenza usata da Dio, che arrivò a desiderare di morire (Gio 4,1-3).

Come dunque Giona fu un segno per quelli di Ninive, così Gesù lo è per noi: segno ed annuncio del perdono di Dio, perdono che è dimostrazione del suo accoglierci incondizionato, capace per questo di liberarci dal nostro senso di colpa, di inadeguatezza, e di donarci energia e slancio per corrispondere al suo amore. Ora, però, il perdono offerto non è senza prezzo: è a costo della morte. Giona la desidera per sé come contestazione nei confronti della misericordia eccessiva di Dio; Gesù la prende su di sé per rivelare nel dono di sé il vero volto del perdono: perdonare non è dare un colpo di spugna, far finta di nulla, bensì offrire sé stessi. Già prima, nel tentativo di disobbedire a Dio che gli aveva comandato di andare a Ninive, Giona era finito nel ventre di un grosso pesce per tre giorni (Gio 2,1): ancora una volta, prefigurazione della morte di Gesù che per tre giorni avrebbe riposato nel sepolcro, ingoiato dalla morte. Giona, opponendosi al disegno misericordioso di Dio, anticipa, nella sua vicenda, quel che Gesù avrebbe realizzato nella sua obbedienza: desiderio di mangiare la Pasqua con gli uomini (Lc 22,15), di farsi pane, per amarli fino alla fine (Gv 13,1), e mostrare così il volto di Dio (Sal 27/26,8) e convertire il nostro cuore al suo.

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