“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace»
«Pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis»

Quinta Settimana di Pasqua – Gv 14,27-31

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Il commento di Massimiliano Zupi

Tra tutti i doni del Crocifisso Risorto, tra i beni che ci ha lasciati in eredità, la pace è il più grande: li riassume tutti. Non è la tregua tra due guerre né è l’assenza di conflitti; non è la sottomissione servile al più forte né il dominio incontrastato sui più deboli; non è nemmeno il quieto vivere e la paura degli imbelli, né l’indifferenza e la superiorità rispetto al male e alla sofferenza. Non è nessuna di queste paci, che il mondo conosce: pace dei vincitori o dei vinti, dei potenti o degli schiavi, dei superficiali o degli stoici, dei deboli o degli indifferenti.

La pace che Gesù ci lascia è di chi attraversa i conflitti ed il male, la sofferenza e le ingiustizie non risolvendole né ignorandole, non subendole né liquidandole, bensì prendendole su di sé e sopportandole. È la pace di chi, amato da Dio, ama ogni creatura e per questo copre e sopporta i limiti propri ed altrui, e crede e spera che il bene prima o poi fiorirà in ognuno (1 Cor 13,7). È la pace di chi vince il male con il bene (Rm 12,21) e con la pazienza (Gc 1,2-4), perché ha vinto su sé stesso e ha scoperto che la vita è un dono ricevuto e da donare.