“Un servo non è più grande del suo padrone”

«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra»
«Si me persecūti sunt, et vos persequentur; si sermōnem meum servavērunt, et vestrum servābunt»

Quinta Settimana di Pasqua – Gv 15,18-21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Il commento di Massimiliano Zupi

La contrapposizione tra discepoli di Cristo e mondo è inevitabile; è, etimologicamente, una dis-cordia: una contrapposizione di cuori, di due modi di essere, di pensare, di sentire. La logica del mondo persegue il “salvare sé stessi” attraverso il dominio, il potere, la ricchezza, la fama: per questo è per sua natura violenta ed omicida dell’altro da sé, che potenzialmente è sempre nemico. La logica del vangelo invece persegue la pienezza di vita qui, e per il futuro la vita eterna (Mc 10,30), attraverso il servizio, la povertà, l’umiltà, il rinnegamento e l’offerta di sé: per questo per sua natura è non-violenta e generatrice di vita.

Il dissidio è insanabile e ciascuno lo combatte con le proprie armi: il mondo con la persecuzione, con la calunnia e la messa a morte; il vangelo con la mitezza e l’accoglienza incondizionata, con l’amore fino alla morte e il dono della propria vita. Tuttavia, aggiunge Gesù, insieme alle persecuzioni, il mondo è capace anche di osservare la sua Parola. Il mondo infatti è comunque creazione di Dio: nell’amore per il suo Creatore ritrova la propria origine, riconosce che è ciò per cui è fatto. Gesù ci lascia con questa consapevolezza e questo compito: la sua Parola, annunciata dalle nostre labbra e dalla nostra vita, può essere rifiutata, ma anche accolta; anzi, quanto più è perseguitata, tanto più illumina. Il vero ostacolo all’evangelizzazione è sempre solo il mondo che abita nel cuore degli evangelizzatori: è lì che va combattuta la battaglia, anzitutto rimanendo vigilanti a non usare le armi del mondo per raggiungere i propri buoni fini.

L’evangelizzazione va condotta nella mitezza e nell’umiltà (le due qualità con le quali Gesù definisce il proprio stesso cuore: Mt 11,29), nella misericordia e nella dolcezza, non insegnando dottrine, ma semplicemente facendosi pane per gli altri: consapevoli che il seme, di notte e di giorno, cresce comunque (Mc 4,27), fino a diventare messe matura, perché ogni cuore d’uomo è fatto per esso.