“Come il tralcio non può portare frutto se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me”

«Io sono la vite vera»
«Ego sum vitis vera»

Festa di Santa Brigida di Svezia, Compatrona d’Europa – Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il commento di Massimiliano Zupi

La vita dell’uomo è fatta per il vino: per la gioia, per la festa (Gv 2,1). Una vita non festosa non è umana. Giustamente perciò la Bibbia in più punti paragona l’esistenza degli uomini, nello specifico di Israele, alla storia di una vigna (Is 27,2-4; Ez 19, 10-11; Os 10,1; Sal 80/79,9-12), il cui destino è produrre buon vino, che allieti i cuori (Sal 104/103,15). Dio, si racconta, ha preparato bene ogni cosa, perché la vite cresca prospera e il suo frutto sia succulento. Ciò nonostante, la vite si inselvatichisce: è depredata dagli animali selvatici, secca (Is 5,1-7; Ger 2,21; Ez 19,12-14; Mc 12,1-9). È l’esperienza di tutti, non solo di Israele: creati per la gioia, siamo scuri in volto (Lc 24,17); fatti per la danza, siamo invece paralizzati a letto (Mc 1,30; 2,3), ripiegati su di noi.

Ecco allora che, per tutti, il salmista invoca: «Dio degli eserciti, ritorna! / Guarda dal cielo e vedi / e visita questa vigna!» (Sal 80/79,15). Il Signore viene e fa più di quanto gli sia stato chiesto: non si limita infatti a visitare la vigna, magari per curarla, ma si identifica con essa. È lui la vigna, anzi la vite, l’unica pianta di vite! Non siamo più chiamati ad essere ciò che da soli non riusciamo a diventare: una buona vigna. Ci basta aderire alla vera vite, che già è piantata in terra, le braccia allargate. Quella vite, il Crocifisso appeso ad una croce, non potrà inselvatichire: è questa la nostra garanzia. A noi sta solo di rimanervi uniti: ascoltando la sua Parola e mettendola in pratica, ovvero amando sempre più come egli ci ama. Allora ci ritroveremo anche noi a produrre il buon frutto del Risorto: la pace e la gioia (Gv 20,19-20).