“Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”

«Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri»
«Vidŭa haec pauper plus omnĭbus misit, qui misērunt in gazophylacĭum»

 IX Settimana del Tempo Ordinario – Mc 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il commento di Massimiliano Zupi

Il Vangelo di oggi è un dittico. Da una parte, gli scribi, di cui i ricchi rappresentano un prolungamento nella seconda scena; dall’altra, una povera vedova. Al centro, il tesoro del tempio: ovvero Gesù stesso, perla preziosa nascosta nel campo (Mt 13, 46), il cui corpo è il tempio stesso, dimora della gloria di Dio, distrutto e ricostruito in tre giorni (Gv 2,21). In questione dunque è il nostro rapporto con Gesù.

Da una parte, dicevamo, gli scribi: sono gli esperti nella Scrittura. Rappresentano il potere religioso in Israele: dedicano la propria vita a Dio; ma in verità dedicano la loro vita piuttosto a sé stessi: Dio, la religiosità, lo studio della Bibbia, per loro sono strumenti per l’affermazione di sé, per primeggiare. Il loro peccato è lo stesso del giovane ricco: perfetti nella loro pietà, manca loro semplicemente l’essenziale, ovvero l’andare dietro a Gesù (Mc 10,21). Non amano Dio con tutta la loro vita, come unico Signore (Mc 12,29-30.32-33): amano soltanto sé stessi, sono mossi solamente dal bisogno di sentirsi apprezzati e al centro, sotto i riflettori. Sono ben rappresentati dai ricchi che gettano molte monete nel tesoro del tempio: gettano del loro superfluo, commenta Gesù; a Dio riservano soltanto gli avanzi: non giocano la loro vita per Dio; anzi, quel gesto in verità è solo per sé stessi: per essere ammirati.

Dall’altra parte, c’è la povera vedova: la sua indigenza materiale è simbolo di una povertà nello spirito (Mt 5,3). Ella è povera perché è vuota di sé stessa: dimentica di sé, è tutta rivolta verso Dio. La sua ricchezza è solo la conoscenza del proprio peccato e della misericordia di Dio (Sal 103/102,8-17; 130/ 129,3-4). Questa sua povertà è condizione della ricchezza più grande: essere tutta di Dio. Nel tesoro del tempio ha gettato sé stessa: ella diventa quel tesoro, il corpo di Cristo.