“Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata”

«Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi?»
«Quare discipŭli tui transgrediuntur traditiōnem seniōrum?»

XVIII Settimana del Tempo Ordinario – Mt 15,1-3.10-14

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». Ed egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?». […] Poi, riunita la folla, disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».

Il commento di Massimiliano Zupi

Il Vangelo di oggi presenta una discussione sul tema della tradizione: i discepoli di Gesù infatti – ammoniscono scribi e farisei – non lavando le mani prima di prendere cibo, contravvengono al costume del pio israelita. Ogni cultura possiede le sue tradizioni: un insieme di comportamenti cioè che la caratterizzano. Essi forniscono identità e senso di appartenenza: ad un popolo, come pure ad un gruppo di amici o ad una famiglia. Le nostre giornate e le nostre società sono costellate di riti: di azioni che, nella loro ripetitività, conferiscono una determinata tonalità emotiva, ci fanno sentire a casa. Ora, Gesù propriamente non contesta l’osservanza di una tradizione, bensì la sua idolatria: il divieto cioè di contraddirla. Implicitamente, egli afferma la libertà di poter non rispettare una certa abitudine sociale: attestazione del primato dello spirito e del cuore sulla lettera e sulla carne. L’osservanza di una tradizione è un po’ come scrivere sotto dettatura: un esercizio riposante, certo, ed anche utile al fine di imparare l’ortografia e lo stile.

Ciò nondimeno, può divenire azione meccanica, svolta cioè senza un reale coinvolgimento personale. Il letteralismo ed il tradizionalismo rischiano di contrapporsi al principio di incarnazione: per questo Gesù li contesta. Egli non ha insegnato nessun rito: piuttosto si è incarnato, si è messo in gioco. Nel capitolo precedente, ha compiuto la prima moltiplicazione dei pani (Mt 14,19): non ha insegnato un gesto da ripetere; ha fatto del suo stesso corpo, della sua vita, un pane di cui ringraziare e da offrire. L’eucarestia non è un rito cui partecipare, un precetto da non trasgredire; è molto di più: è un mistero in cui entrare, di cui fare esperienza tutte le ore della nostra giornata; pane spezzato e vino versato affinché si faccia nostra carne e nostro sangue: si trasformi in una vita d’amore, in una lavanda dei piedi del prossimo permanente (Gv 13,5) e in una lode del Signore continua, ad ogni battito del cuore, ad ogni respiro dei polmoni (Sal 150,6 secondo la versione dei Settanta).