E mentre essi andavano, furono purificati

Chiesa

«E mentre essi andavano, furono purificati» «Et factum est dum irent, mundāti sunt»

Mercoledì 11 novembre – XXXII settimana del tempo ordinario – Lc 17, 11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il commento di Massimiliano Zupi

L’episodio di oggi è doppiamente curioso: ci aspetteremmo che Gesù guarisca i lebbrosi toccandoli, ed invece li invia a presentarsi ai sacerdoti; non solo, ma poi i lebbrosi non devono nemmeno arrivare a Gerusalemme: sono sanati lungo la via. È bello: così come siamo, tutti, con il nostro carico di peccato e di morte, possiamo muoverci fin da subito per andare dietro a Gesù e seguire il suo stesso cammino verso Gerusalemme.

Il male non è più causa di paralisi, ma luogo di cammino, di perdono e di conversione.
Gesù dunque ci abilita, qualunque sia la nostra condizione presente, ad intraprendere il cammino verso la vita. Ma non basta essere abilitati a camminare. Questa è la terza sorpresa: solo dell’unico lebbroso guarito che torna da Gesù per lodarlo ed adorarlo si dice che è salvato. Il cammino degli altri nove rischia di perdersi nuovamente: di non giungere mai alla salvezza.

Il fatto è che non basta essere guariti, sollevati, perdonati: occorre essere consapevoli del perdono ricevuto. Il lebbroso che torna da Gesù, lo ringrazia: in greco è eucharistõn. Fare eucarestia, prendere tutto come dono e di tutto ringraziare, come avrebbe fatto Gesù durante l’ultima cena: è questo il tocco interiore dello Spirito che porta alla salvezza già ora, colorando di gioia il presente.