“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”

«Come può costui darci la sua carne da mangiare?»
«Quomŏdo potest hic nobis carnem suam dare ad manducandum?» 

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – Anno A – Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Il commento di Massimiliano Zupi

«Come può costui darci la sua carne da mangiare?»: la domanda dei Giudei è legittima, la medesima che ancora oggi chi guardi dall’esterno la mensa eucaristica potrebbe ben rivolgere ai cristiani: cosa significa mangiare il corpo di Cristo e bere il suo sangue? Al cuore del cristianesimo sembra trovarsi un rito tribale. Ora, poco più avanti, Gesù dichiara qual è il frutto: chi mangia la sua carne e beve il suo sangue, rimane in lui ed egli in noi. Gesù si fa cibo per essere mangiato e così entrare in noi, prendere dimora presso di noi. È il mistero dell’incarnazione: come il Verbo eterno si fece carne in Gesù, così attraverso l’Eucarestia Gesù si fa carne nella nostra carne. È il mistero dell’amore: amore infatti significa dimorare nel cuore dell’amato, essere una sola carne con lui (Gn 2,24).

Ecco, mangiare la carne di Cristo non è un atto di cannibalismo: è piuttosto accettare di essere amati da lui, che muore per noi, affinché possa dimorare dentro di noi. Manducare l’Eucarestia è dire sì al suo amarci. In questo senso, la prima a mangiare la carne di Cristo è stata Maria, quando all’angelo ha risposto: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Bere il sangue di Cristo significa accettare che egli abbia dato la sua vita per noi, viva per noi, e cominciare a nostra volta a dare la nostra vita per lui, a vivere per lui. Essere cristiani è entrare progressivamente nel mistero dell’amore: ovvero, letteralmente, farsi gradualmente cibo e bevanda gli uni per gli altri, e così sperimentare già ora la vita eterna.