“La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”

presepe

«In principio era il Verbo»
«In principĭo erat Verbum»

Solennità del Natale del Signore – Messa del Giorno

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Il commento di Massimiliano Zupi

«In principio era il Verbo»: è solenne questo incĭpit del Vangelo secondo Giovanni, come, del resto, la festa che la Chiesa celebra oggi. «In principio»: è espressione che volutamente richiama le prime parole della Bibbia, l’inizio della Genesi. «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1): in origine dunque non è la tenebra né l’abisso, ma Dio; non proveniamo dal nulla, nostro pastore non è la morte (Sal 49/48,15): il Signore e il suo amore che è per sempre sono il nostro principio (Sal 136/135). Anche questo è l’annuncio del Natale: un vagito nella notte, vita e amo-re che vincono la morte.

Giovanni riprende dunque le prime parole della Genesi, ma poi le modifica: «In principio era il Verbo». In origine non è il silenzio, né l’assenza, né la lontananza, bensì la parola, la presenza di colui che parla, la vicinanza di colui che ama. Dio è amore, come lo stesso Giovanni dichiara esplicitamente nella sua Prima Lettera (4,8.16). Non è monolitica unità, solitudine irrelata; in sé stesso, è relazione d’amore tra Padre e Figlio: Parola rivolta l’uno all’altro. Quella stessa Parola, che è Dio stesso, è principio di creazione: Dio parla e tutto è creato. Non si tratta di una parola magica, bensì di un chiamare per nome: Dio chiama per nome le sue creature, le desidera, le interpella perché le ama (Is 43,1), come una madre e un padre parlano al loro bambino.

Questa parola creatrice infine si fa carne, si concentra nel corpo di un neonato: perché il dirsi di Dio, in quanto parola d’amore, è propriamente un darsi. Quel Dio che ci ha creati chiamandoci per nome, oggi ci genera suoi figli mettendosi nelle nostre mani. Centro e finale del Prologo si richiamano all’insegna dell’unità. «E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi» (v.14): Dio si fa carne, uomo e Dio si abbracciano, si baciano, si uniscono, fino a diventare una sola carne. «Il Figlio unigenito, che è Dio / ed è nel seno del Padre» (v.18): Padre e Figlio si abbracciano, riposano l’uno nel seno dell’altro.

Non solo unione, però, ma anche distinzione, separazione, distanza che rende possibile il parlarsi: alla parola che Padre e Figlio si rivolgono l’un l’altro corrisponde la voce del Battista che annuncia la Parola, di generazione in generazione, fino a noi oggi. Dio e uomo sono questo andirivieni di parola e contatto, danza di unione e separazione: gioco d’amore di una parola che tende al bacio e di un bacio che prorompe in canto; desiderio di superare la separazione con l’abbraccio ed abbraccio che genera una vita sempre nuova, incessantemente altra. Unione che esclama stupita: oggi ci è nato un figlio!