Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita

«Chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra»
«Qui est de terra, de terra est et de terra loquĭtur»

Giovedì 23 aprile 2020 – Seconda Settimana di Pasqua – Gv 3,31-36

Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Il commento di Massimiliano Zupi

È la conclusione del capitolo terzo del Vangelo di Giovanni. Dopo la testimonianza di Giovanni Battista (vv.27-10), viene ripreso il tema fondamentale del precedente dialogo con Nicodèmo: chi è stato rigenerato dall’alto, viene dal cielo (vv.6.13). Il cielo è contrapposto alla terra, lo spirito alla carne, Gesù al mondo. Ciascuno testimonia a seconda del luogo dal quale provenga, della parola che abbia udito. Testimone infatti è colui che dice ciò che ha ascoltato e veduto: è solamente voce di una parola che non proviene da lui, ma che ha ricevuto. Certo, ricevuto non in modo esteriore: quell’ascolto e quella visione, vissuti in prima persona, non lo hanno lasciato indifferente; al contrario, lo hanno toccato interiormente, lo hanno coinvolto, cambiato, plasmato, fino a diventare la sua stessa carne.
Dio è santo: è il totalmente Altro. Anche chi appartiene a Dio è santo: è diverso dal mondo. Il mondo è preoccupato di accumulare beni, di garantirsi vita e benessere per il futuro: il cristiano non ha questa preoccupazione, perché confida totalmente in Dio, che gli è Padre e si prende cura di lui (Mt 6,32). Il mondo, attraverso gli averi, il potere e la fama, ma anche attraverso l’intera macchina della cultura, esorcizza lo spettro della morte; il cristiano invece attende l’ora della propria morte con gioia, quale è veramente: appuntamento con il suo Sposo (Mt 25,10), inizio della vera vita, della vita eterna. Il mondo afferma sé stesso attraverso il dominio; il cristiano afferma sé stesso attraverso lo svuotamento di sé (Fil 2,7), il farsi servo (Mc 10,43-44), il donarsi (Gv 10,18). Infatti, egli sa che chi cerca di salvare la propria vita, la perde (Mc 8,35). I desideri sono gli stessi, ma le vie per raggiungerli sono opposte. Per questo il mondo ha bisogno di ascoltare le parole di Dio, di essere fecondato in abbondanza dallo Spirito (Is 55,10-11): la tenebra è invocazione di luce, come la morte lo è della vita, il nulla della creazione. La terra è assetata del cielo: l’uomo di Dio (Sal 63/63,2).