“Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”

«Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo»
«Ita exaltāri oportet Filĭum homĭnis»

Seconda Settimana di Pasqua – Gv 3,7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Il Commento di Massimiliano Zupi

È la seconda parte del dialogo notturno tra Gesù e Nicodèmo. Com’è possibile rinascere dall’alto, dallo Spirito? Com’è possibile che il cielo fecondi la terra, che l’eternità entri nel tempo? Nel Vangelo di Giovanni non ci sono i racconti né del Natale né della trasfigurazione né dell’ascensione: tutti questi misteri sono concentrati nell’unico mistero della croce. Sulla croce si realizza l’incarnazione del Verbo: lì infatti Dio si fa definitivamente vicino ad ogni nostra debolezza e miseria, ci consola in ogni nostra solitudine, fin nella morte. Sulla croce si manifesta la trasfigurazione: si rivela Dio in tutta la sua onnipotenza, la quale consiste nel farsi debole fino a morire per amore (1 Cor 1,25); egli è giudice perdonando (Gv 3,17), Signore facendosi servo (Gv 13,13-14): davvero la croce è l’ostensione della gloria di Dio! Infine sulla croce si compie l’ascensione: il Figlio, avendo amato i suoi fino alla fine (Gv 13,1), può tornare al Padre (Gv 16,28); ha compiuto la sua missione: ci ha donato lo Spirito Santo (Gv 19, 30; 20,22). Ormai è aperta una strada che collega il cielo e la terra, Dio e l’uomo: è la via della croce. Chiunque guarderà a colui che è stato innalzato, rinascerà dallo Spirito: sperimenterà che Dio è suo Padre; che il Figlio è dentro di sé, l’uomo nascosto del cuore (1 Pt 3,4 secondo la versione della Vulgāta: «abscondĭtus cordis homo»), suo Sposo; che lo Spirito scorre nel suo alito ed è riflesso nei propri occhi. È finalmente possibile realizzare il sogno antico di Adamo: diventare come Dio (Gn 3,5)! È possibile essere santi come Dio è santo (Lv 19,2), essere misericordiosi come il Padre è misericordioso (Lc 6,36): è possibile amare come lui ci ha amati (Gv 13,34), perché egli ci ama. Vivere significa sperimentare gradualmente, passo dopo passo, l’unico mistero d’amore, di morte e resurrezione, di passione e glorificazione: e così entrare e vedere il regno di Dio già qui sulla terra, lo Spirito Santo nella nostra carne (1 Cor 6,19).