Verso una geopolitica dello spazio

L'esplorazione in orbita come strumento di impegno comunitario fra Nazioni: la nuova frontiera dell'ingegneria spaziale potrebbe essere più vicina di quanto possa sembrare, ben più di quella marziana auspicata a gran voce come prossimo step dei viaggi interstellari. E' quanto emerso nel corso della conferenza di presentazione del X master in 'Istituzioni e politiche spaziali', organizzata dalla Società italiana organizzazione internazionale presso l'aula di Palazzetto Venezia, a Roma, alla presenza del presidente Asi, Roberto Battiston, e dell'astronauta Samantha Cristoforetti, eccellenza del nostro Paese nel campo dell'ingegneria aerospaziale. Il raggiungimento, a fine legislatura, di una normativa quadro che regoli l'accordo di collaborazione tra Governo e mondo scientifico, rappresenta un passo fondamentale nell'ottica dello sviluppo di una governance che possa inserire lo spazio come “colonna portante” nel contesto diversificato delle relazioni internazionali. Questo perché, come ricordato da Franco Frattini, presidente Sioi, “le attività spaziali risultano fra le poche nelle quali le grandi tensioni fra Paesi si attenuano”.

Gli step verso le stelle

E' proprio in questo senso, ha spiegato il professor Battiston, che “la formazione delle competenze è essenziale”. Per rimarcare il concetto di unità, gravitante attorno al campo dell'ingegneria spaziale, il presidente dell'Asi ha ricordato come la nascita del progetto della Stazione spaziale internazionale sia derivata da un accordo americano-russo stipulato durante la Guerra fredda: un progetto in stato di programmazione fino al 2024, giro di boa a seguito del quale il campo “spazio” tornerà a richiedere quell'intesa fra Paesi che ha finora portato frutti importanti. Il prossimo obiettivo sarà il ritorno sulla Luna, con un occhio a un viaggio in direzione di Marte che, al momento, resta tutt'altro che fattibile in tempi brevi: “E' necessaria una volontà politica e una governarnce internazionale per investire nel progetto. Il percorso più realistico prevede un ritorno sul suolo lunare e la creazione dei presupposti per un 'salto' futuro”. A tal proposito, è in corso di pianificazione il progetto Deep space gateway, base di “appoggio” nell'orbita del nostro satellite dalla quale sviluppare gli strumenti adeguati per testare esperimenti di esplorazione spaziale verso il Pianeta rosso. A ogni modo, per il dopo-Iss resta ancora una dose di incertezza, per l'incremento degli attori in campo (India e Cina su tutti) e per la necessità di investimenti concreti. A questo, tuttavia, si affianca una buona dose di ottimismo legato proprio al concetto di governance fra Nazioni: “Appena i pianeti della politica si saranno allineati – ha concluso Battiston – dovremmo essere pronti a fare la nostra proposta. Negli ultimi tempi ci sono stati incontri produttivi con agenzie spaziali di altri Stati e ci sono buone possiblitià di collaborare anche con strumentazioni italiane”.

Esperienza e futuro

Quasi in rispetto di quello spirito di unità che contraddistingue i programmi spaziali, anche i percorsi di addestramento sono gestiti e coordinati, allo stesso tempo, da diverse Nazioni: a spiegarlo è la stessa Samantha Cristoforetti, recordwoman di permanenza nello spazio (199 giorni) e reduce dalla missione Futura. E' toccato a lei, dall'alto della sua esperienza e del suo percorso di formazione, illustrare agli aspiranti studenti del master uno spaccato della vita su una base orbitante, tra dettagli tecnici e note di vita quotidiana “in assenza di peso”, tra capsule e moduli pressurizzati. Un contributo essenziale per avere chiaro qualche dettaglio in più sugli obiettivi realistici dell'immediato futuro spaziale: “Guardare a possibilità concrete e lavorare alla realizzazione di progetti fattibili e tutt'altro che banali, come il Deep space gateway e il ritorno sul suolo lunare”. Un modo per cementificare le conoscenze del mondo scientifico, migliorare i supporti già a disposizione e allestire l'impalcatura per le missioni dell'avvenire. Passaggi che, inevitabilmente, passeranno da altrettanti investimenti comuni: da lì, poi, sarà possibile pensare a missioni che sconfinino dai 400 chilometri che seperano l'Iss dalla Terra.