Spazio ultima frontiera: lo scontro tra due stelle di neutroni genera oro

Non sono passati che pochi giorni dal Premio Nobel per la fisica alle onde gravitazionali ma la collaborazione fra i due interferometri Ligo e Virgo colpisce ancora nel segno. Il lavoro combinato delle due antenne, infatti, ha concesso ai team di scienziati americani e italiani di osservare, per la prima volta, un violento scontro fra due stelle di neutroni, avvenuto a 130 milioni anni luce dalla Terra ma abbastanza potente da spingere i telescopi terrestri a sintonizzarsi sull’impatto interstellare, in grado di generare una gamma di materiali di straordinaria varietà, fra i quali oro e platino. Una scoperta sensazionale che apre alla scienza le porte sullo studio della formazione dei metalli e che è stata annunciata, in un live in contemporanea da Washington (dove i ricercatori del team Ligo-Virgo-Nsf hanno annunciato a turno le caratteristiche di tale rivelazione scientifica) e Cascina, nel pisano, dove ha sede l’European gravitational observatory e l’antenna italiana “Premio Nobel“.

Lo scontro fra stelle

Uno scontro che ha generato, al momento dell’impatto, quella che ben 70 telescopi terrestri, oltre ai ricevitori gravitazionali della combinazione Ligo-Virgo, hanno riconosciuto essere una nube di polvere d’oro (osservata per prima dall’X-Shooter dell’Inaf), platino e uranio. E’ stata la prima volta assoluta nella quale è stato possibile assistere alla fusione di due stelle di neutroni (finora osservato solamente attraverso i buchi neri) e, più in generale, un fenomeno così violento. Non era mai stato spiegato, finora, come fosse possibile la formazione di metalli pesanti in orbita, evento che, grazie alla collisione, ha potuto in parte essere svelato: l’immensa quantità di energia generata dalla nuova stella formatasi dall’impatto, espelle parti consistenti di materia che, data la violenza del processo, possono generare elementi pesanti impossibili da formare in altri modi. Fondamentale l’osservazione di un’emissione elettromagnetica in grado di essere per la prima volta distinta in modo chiaro (assieme alle onde gravitazionali) e, grazie al prolungato monitoraggio, è stato possibile anche individuare la presenza di elementi chimici.

Il segnale

Una scoperta che, in sostanza, conferma quanto già esplicato da Albert Einstein nella sua teoria della relatività, nella quale aveva parlato di onde gravitazionali in grado di viaggiare alla velocità della luce. Il segnale, denominato GW170817 è stato osservato il 17 agosto scorso e, buona parte della sua rilevanza, risiede nella sua individuazione da parte di tutti gli strumenti in grado di svolgere tale compito sulla Terra, nonostante la sua notevole lontananza (in una zona periferica della galassia). Il processo di avvicinamento delle due stelle di neutroni, via via più rapido e violento in prossimità della collisione, ha generato onde gravitazionali osservabili per circa 100 secondi provocando, al momento dell’impatto, un lampo di luce osservabile in forma di raggi gamma.