Nuovo studio sull'anatomia di un “serpente cosmico”

Risolto un vecchio dilemma astronomico grazie a ..un trucco ottico. 

La premessa

Anni or sono, il telescopio spaziale Hubble osservò, in galassie molto distanti, la presenza di gigantesche regioni di formazione stellare, agglomerati di gas e stelle che raggiungevano dimensioni fino un migliaio di volte maggiori rispetto a quelle osservate nell’universo prossimo a noi. Questa anomalia cosmica pose il dilemma se fosse possibile o meno che, in un lontano passato, per la formazione stellare l’universo fosse regolato da leggi diverse dalle attuali.

Il trucco della lente gravitazionale

Il dilemma è stato risolto in uno studio condotto da enti di ricerca svizzeri e recentemente pubblicato su Nature Astronomy. I ricercatori hanno sfruttato un “trucco”, ideato dal cosmo stesso, che ha fornito ai ricercatori un vero e proprio telescopio gravitazionale in grado di far vedere con maggiore chiarezza regioni troppo lontane anche per il solo Hubble.

Infatti, come spiega Inaf, la distanza che ci separa dalle galassie nell’universo primordiale, impedisce la loro osservazione dettagliata. Per ovviare al problema, gli astronomi hanno sfruttato l’ingrandimento fornito dall’effetto lente gravitazionale, per il quale un oggetto estremamente massiccio è in grado di deviare con il suo campo gravitazionale il percorso della luce proveniente da una galassia più distante che si trova dietro di esso.

Immagine precisa 

Nello specifico, gli astronomi hanno puntato Hubble verso un’enorme lente gravitazionale, che genera diverse immagini deformate della galassia retrostante, allineate e quasi sovrapposte, a disegnare nel cielo un cosiddetto “serpente cosmico”. “L’immagine amplificata è molto più precisa e luminosa”, spiega su Media Inaf Antonio Cava del Dipartimento di astronomia dell’Università di Ginevra, “e permette di osservare dettagli fino a cento volte più piccoli”.

Non così grandi

Da qui, la scoperta: gli agglomerati di gas e stelle distanti non sono in realtà così grandi e massicci, come suggerito da precedenti osservazioni di Hubble, ma sono intrinsecamente molto più piccoli oppure composti da molteplici componenti.

Un’evidenza che finora – senza la lente gravitazionale cosmica – non era stata possibile dimostrare. “Abbiamo ridotto le differenze tra ciò che osserviamo nell’universo vicino e in galassie lontane da un fattore 1000 a un fattore 10″, ha commentato il co-autore, Daniel Schaerer dell’Osservatorio di Ginevra. Nessuna legge anomala, dunque; solo un problema di … vista!