Creato l'ologramma di un buco nero

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Essendo dotato di una gravità tale che “nemmeno la luce può sfuggirgli” un buco nero è, di per sé, invisibile. La sua presenza può essere ipotizzata solo attraverso l'osservazione della distorsione spazio-temporale determinata dalla potentissima forza attrattiva.

Grafene

Per osservarlo da vicino, per il momento, dovremo dunque accontentarci di un ologramma. Si tratta del primo test di una nuova applicazione del grafene, erede di silicio e plastica, fatto da un unico strato di atomi di carbonio. Fiocchi di questo materiale, che valse agli studiosi Andre Geim e Constantin Novoselov il Nobel per la Fisica del 2010, hanno ricreato la struttura spaziale e le proprietà dei buchi neri. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Physical Review Letters dal gruppo internazionale coordinato da Anffany Chen, dell’Università canadese della Columbia Britannica, a Vancouver, insieme all’Università israeliana di Tel Aviv, al Centro di Fisica Teorica Rudolf Peierls di Oxford e al centro americano di ricerche di Microsoft.

Obiettivi

I ricercatori hanno dimostrato dal punto di vista teorico che, applicando un campo magnetico a fiocchi di grafene, si riesce a ottenere un ologramma di un buco nero, ma su scala ridotta. Un “buco nero bonsai”, per poterne studiare le caratteristiche nel chiuso di un laboratorio. L’obiettivo è fare andare d’accordo le due principali teorie fisiche per descrivere la natura: la Relatività Generale di Einstein, che funziona su larga scala per descrivere l’universo, e la meccanica quantistica, che spiega il mondo su scala elementare, regno delle particelle.