Turchia, raid aerei su presunte postazioni curde in Iraq e Siria

Un raid nel nord-est dell’Iraq è stato effettuato dalle forze di guerra aeree della Turchia contro sospette postazioni curde attraverso le quali, come riportato, sarebbe stato messo in atto un commercio di contrabbando per l’importazioni di armi nel territorio turco. A renderlo noto è stato un portavoce dell’esercito, il quale ha fatto sapere come l’attacco sia stato messo in atto alle prime luci nei pressi del monte Sinjar, nell’area nordorientale del Paese, non molto distante dal confine. Un medesimo raid sarebbe stato indirizzato anche in una regione della Siria ma, almeno per il momento, non è chiaro il numero certo delle vittime: alcune fonti, tuttavia, riportano la notizia di almeno cinque morti fra i Peshmerga. Secondo quanto riferito dalle forze armate di Ankara, l’attacco aereo avrebbe fatto seguito all’individuazione di una potenziale rete d’infiltrazione da parte di ribelli del Kurdistan in Turchia, i quali avrebbero organizzato il filtraggio nel Paese di armi, munizioni ed esplosivi forse destinati ai membri del Pkk operanti sul territorio turco.

Turchia: “Colpiti terroristi”

Il bombardamento sarebbe stato effettuato attorno alle 2 del mattino. Stando a quanto affermato dall’esercito turco, la zona individuata sarebbe stata spesso utilizzata per canalizzare armi e ribelli sul territorio della Turchia: “Per distruggere questi centri terroristici che minacciano la sicurezza, l’unità e l’integrità del nostro Paese e della nostra nazione e come parte dei nostri diritti basati sul diritto internazionale, sono stati condotti attacchi aerei e gli obiettivi terroristici sono stati colpiti con successo”. Quello odierno sarebbe comunque il primo raid effettuato sul monte Sinjar, nonostante la regolare ripresa dei bombardamenti a seguito dell’interruzione del cessate il fuoco del 2015. Nell’attacco siriano, invece, avrebbero perso la vita 3 combattenti Ypg.

Nei mesi scorsi, il presidente turco Erdogan aveva annunciato la presenza di postazioni ribelli nel Sinjar, a circa 115 chilometri dal confine con la Turchia, dichiarando come alle fazioni separatiste sarebbe stato impedito di estendere le proprie attività in questa regione. Il Pkk avrebbe intensificato la sua presenza in questi territori a seguito del massacro perpetrato dall’Isis ai danni della comunità Yazidi locale.