Simboli cristiani oscurati al cimitero: la polemica non si placa

Negli ultimi giorni la grande stampa ha acceso i riflettori sul piccolo paese di Pieve di Cento, terra di confine tra le province di Bologna e Ferrara. Ad attirare l’attenzione mediatica l’insolita proposta del Comune di installare in una cappella del cimitero un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto che, all’occorrenza, potranno coprire provvisoriamente le immagini sacre e le tombe di famiglia. L’intenzione – si legge sul giornalino del Comune – sarebbe quella di venire incontro a credenti di altre fedi o non credenti durante le loro celebrazioni al cimitero.

La vicenda

In molti, tuttavia, si chiedono se questo gesto di enorme attenzione verso i non cattolici possa rappresentare un precedente che conduce verso una china pericolosa. A chiederselo, ad esempio, è il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami, bolognese doc, tra i primissimi ad insorgere dinnanzi a questo oscuramento dei simboli religiosi. “La vicenda – spiega il parlamentare ad In Terrismi è stata sottoposta dalle famiglie delle persone che riposano nella cappella del cimitero interessata da questa proposta”. Famiglie che – sottolinea Bignami – “in maniera comprensibile si sono sentite offese dalla decisione dell’amministrazione comunale”. L’avveniristico sistema di teli che all’occorrenza andrebbero a censurare i simboli della cristianità rientra nei lavori di ristrutturazione dell’intero cimitero. “Non capisco cosa ci sia da nascondere – prosegue l’esponente forzista -, una simile proposta è inaccettabile, in quanto non dobbiamo vergognarci di nulla, né dei simboli della nostra religione né dei nostri defunti”.

Oscurare anche le chiese?

Ma la decisione è calata dall’alto o è stata presa di concerto con i familiari delle persone sepolte nella cappella? “Dalla veemenza della protesta che i familiari – risponde Bignami – hanno portato alla mia attenzione, non mi sembra che siano stati minimamente coinvolti”. Sono, infatti, coloro che hanno i propri cari sepolti nella cappella ad aver contattato il deputato segnalandogli il trafiletto del giornalino comunale che annuncia l’installazione. “Sono rimasti stupiti”, aggiunge Bignami. “Sono tombe che raccontano storie di una comunità e di una tradizione radicata, basta entrare nella cappella per accorgersi che i cognomi sono tipici di quel territorio”, prosegue l’esponente azzurro, fugando così il campo dall’ipotesi che siano presenti lì dentro le spoglie di qualche persona proveniente da culture lontane. Del resto – osserva ancora Bignami – “al di là del fatto che uno sia o meno cattolico praticante, francamente non vedo nemmeno come ci si possa sentire offesi” dalla presenza di una croce o di un’icona sacra. Se così fosse – prosegue la sua riflessione – “allora dovremmo oscurare anche un duomo o una qualsiasi chiesa, perché davanti potrebbero passarci persone non credenti o di altro credo religioso. Penso che per rispettare le altre culture, si finisca per mancare di rispetto a noi stessi: questo – mastica amaro l'onorevole – è il risultato del relativismo e della secolarizzazione”. Bignami annuncia che presenterà un’interrogazione parlamentare affinché “il governo abbia contezza della situazione”, ma ritiene che più importante ancora sia “che il Comune lasci stare la memoria dei nostri cari”. In Terris ha provato più volte a mettersi in contatto con il sindaco di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, ma senza alcun esito. Vano anche il tentativo di raccogliere un parere del parroco del paese. Prossimamente nel piccolo comune emiliano si terranno le elezioni comunali, la risonanza avuta dalla vicenda del cimitero potrebbe trasformarsi in un clamoroso autogol da campagna elettorale per l’amministrazione. Chissà che non sia una ragione valida, almeno questa, per tornare sui propri passi e risparmiare la spesa prevista per i teli censori dei simboli cristiani.


trafiletto del giornalino del Comune che annuncia il progetto