Corruzione, arrestato l’imprenditore Schiavone: avrebbe favorito la cosca di Guardavalle

Avrebbe favorito la cosca di Guardavalle. L'allarme del capo della Polizia Gabrielli: "La 'Ndrangheta punta al sistema sanitario: farmaci e vaccini"

Il giudice Petrini arrestato nell’inchiesta Genesi

Nuovo colpo alla ‘Ndrangheta con l’arrestato dell’imprenditore Antonio Claudio Schiavone, commercialista di Cosenza, che avrebbe favorito la cosca di Guardavalle. Questa mattina all’alba sono scattati gli arresti il 55enne di Cosenza, e oggi coindagato assieme a Marco Petrini, Antonio e Francesco Saraco, Emilio Santoro, Vincenzo Falzetta e Giuseppe Tursi Prato per corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose. A finire sotto la lente d’ingrandimento della Procura salernitana le presunte sentenze aggiustate in Corte d’Appello a Catanzaro e relative al processo Itaca Free Boat. In particolare, il provvedimento di dissequestro di immobili e conti correnti bancari disposto da Marco Petrini l’11 ottobre del 2017 nei confronti di Antonio Saraco ma anche l’impegno che l’ex magistrato avrebbe assunto per assicurare una forte riduzione di pena rispetto alle pene inflitte in primo grado ad Antonio Saraco e Maurizio Gallelli nell’ambito del medesimo procedimento.

Operazione Genesi

L’operazione condotta questa mattina dalla Guardia di Finanza di Crotone, su delega della Procura di Salerno, si inserisce nel solco dell’inchiesta Genesi, scattata lo scorso gennaio e che aveva sollevato il velo su un presunto giro di corruzione e mazzette negli uffici giudiziari catanzaresi. Tutti gli odierni coindagati, secondo la ricostruzione degli investigatori, si sarebbero adoperati per far andare a buon fine la corruzione. Nel febbraio del 2019 – ricostruisce LaC news24 – Francesco Saraco accompagnato da Giuseppe Tursi Prato, ad esempio, avrebbe consegnato a Emilio Santoro una busta contenente denaro contante per Petrini ma anche successivamente e in diverse occasioni l’ex presidente di sezione della Corte d’Appello avrebbe ricevuto sciarpe griffate, clementine, bottiglie di vino, pesce e infine la promessa di un appartamento a Rho.

La fitta rete di intermediari

Intermediari a vario titolo nell’operazione Emilio Santoro e Vincenzo Falzetta ma anche Claudio Schiavone che con Santoro intratteneva uno stabile rapporto così come con Francesco Saraco con cui condivideva le quote societarie di un locale. Questo avrebbe agito da tramite fra Saraco e Santoro nelle fasi di ideazione, preparazione ed esecuzione del progetto corruttivo. Tra il febbraio e il marzo del 2019, scrivono gli inquirneti, Saraco gli avrebbe promesso la somma di 150mila euro effettivamente consegnata circa una settimana dopo dell’importo di 60mila nel suo studio di Cosenza da utilizzare per corrompere il giudice al fine di ottenere una sentenza di assoluzione nel processo di Appello Itaca Free boat, assoluzione che avrebbe dovuto favorire il padre Antonio Saraco.

Giuseppe Tursi

Nel giro di corruzione ci finisce anche l’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato che soleva accompagnare Emilio Santoro condividendone gli intenti ma questa volta con il fine di agevolare la cosca di ‘ndrangheta attiva tra Guardavalle e Badolato. Proprio per questa ragione a tutti viene oggi contestata l’aggravante mafiosa.

Gabrielli: “Mafia mira a vaccini e farmaci

Uno dei settori di possibile infiltrazione della ‘ndrangheta nella fase post Covid è il sistema sanitario. L’allarme è del capo della Polizia Gabrielli. “Pensate solo all’attenzione che c’è per la ricerca di nuovi vaccini, di strutture per l’accoglienza dei pazienti o gli stessi Dpi”. “Inoltre, c’è tutta la partita sui farmaci per curare le malattie, alcuni valgono più dell’oro. Per questo si punta alla possibilità di entrare nelle società che ne gestiscono la produzione”, ha aggiunto Gabrielli.