Consip, il Tribunale del Riesame ha deciso: Romeo torna in libertà

Alfredo Romeo torna libero. Uno dei principali indagati dell’inchiesta Consip, arrestato esattamente 168 giorni fa con l’accusa di corruzione e posto ai domiciliari il 4 luglio scorso, riacquista lo stato di libertà dopo che il Tribunale del Riesame, in attesa del processo che si svolgerà con rito immediato il 19 ottobre prossimo, ha stabilito l’assenza di presupposti per il prosieguo della sua detenzione. I giudici hanno deliberato sulla richiesta della Cassazione che, a inizio mese, aveva annullato l’ordinanza cautelare accogliendo il ricorso degli avvocati Francesco Carotenuto, Giovambattista Vignola e Alfredo Sorge. L’arresto di Romeo era avvenuto l’1 marzo scorso e, dopo l’assegnazione ai domiciliari del mese scorso, erano trascorsi una decina di giorni per il reperimento del braccialetto elettronico.

Romeo e il presunto “sistema”

L’udienza del Tribunale in merito alla scarcerazione di Romeo è stata tenuta due giorni fa: secondo quanto stabilito dal Riesame, anche l’interdizione alla trattazione con la pubblica amministrazione è stata revocata alle aziende dell’imprenditore. Già la Cassazione, in merito all’accusa mossa dalla Procura di Roma di un presunto “sistema Romeo”, aveva contribuito a smontare l’ipotesi di un giro corruttivo gestito dall’imprenditore, scrivendo che “non si comprendono le modalità concrete” con cui sia stato attuato il “sistema” di gestione dell’attività imprenditoriale da parte del Romeo, “cui si fa riferimento per giustificare l’ipotizzato esercizio di una capacità d’infiltrazione corruttiva”.

L’inchiesta di Napoli

In merito alle intercettazioni ambientali, invece, la Cassazione si era riservata di “svolgere verifiche sul materiale indiziario emerso dalle operazioni… espressamente utilizzate dal pm a sostegno della propria richiesta ed in seguito valutate dal gip ai fini della decisione sull’applicazione della misura cautelare oggetto dell’ordinanza impositiva”. Verifiche che, però, si legano in modo concreto anche al filone d’inchiesta aperto a Napoli dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano in merito al presunto traffico d’influenze che vede fra gli indagati Tiziano Renzi (il quale ha respinto tutte le accuse) e, con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio, il ministro dello Sport Luca Lotti e il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette.