Il Cile tra proteste e Chiese profanate

Chiese imbrattate e saccheggiate, tabernacoli profanati, statue della Madonna e di Gesù mutilate, immagini sacre distrutte. Suscitano dolore e sconforto le fotografie e i video provenienti dal Cile, che mostrano i danni degli attacchi ai luoghi di culto cattolici e di altre confessioni, perpetrati nell’ultima settimana dall’ala più dura delle proteste antigovernative.

Il contesto

Le dimostrazioni contro il governo del presidente conservatore, José Pinera, sono iniziate lo scorso 18 ottobre a seguito dell'aumento di 20 Peso del biglietto della metropolitana della capitale del Paese, Santiago del Cile, e sono proseguite allargando il malcontento a tutta un’altra serie di rivendicazioni sociali. Il Paese infatti malgrado sia uno dei più prosperi di tutta l’America Latina, con un discreto livello di reddito pro capite e una crescita del Pil del 5% l’anno, ancora sconta una fortissima diseguaglianza sociale che si palesa guardano alla debolezza della classe media cilena. Fatto sta che la rabbia di alcuni manifestanti da venerdì scorso si è scagliata anche contro le Chiese. La prima ad essere colpita è stata la parrocchia dell'Assunzione di Maria a Santiago del Cile; i manifestanti hanno trascinato in strada i banchi, le statue di Gesù e altre iconografie religiose dalla chiesa per farne una barricata e scontrarsi con la polizia. Sabato lo stesso copione è toccato alla cattedrale di Valparaíso, alcune persone sono entrate in chiesa per rubare alcuni banchi e usarli come barricate. Durante l’azione è stato danneggiato la fonte battesimale che si trova all’ingresso della cattedrale e solo l’intervento delle forze dell’ordine ha impedito danni più gravi. Da segnalare anche l’attacco avvenuto nella tarda serata di lunedì a Talca, capoluogo della regione del Maule, nel centro del Paese a sud di Santiago. L'agenzia Sir riferisce che il tempio di santa Maria Ausiliatrice, affidato ai salesiani, è stato attaccato, saccheggiato, devastato e profanato. Il rettore dei salesiani di Talca, padre Pedro Pablo Cuello, ha fatto sapere tramite un comunicato della Congregazione, che sono stati riportati danni enormi ai mobili e alle immagini religiose, oltre alla profanazione del tabernacolo. La chiesa era stata da poco ristrutturata, in seguito ai danni riportati nel terremoto del 2010.

La solidarietà della Chiesa cilena

Giorni fa il Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena ha diffuso un comunicato in cui esprime solidarietà a tutti i fedeli dell'arcidiocesi di Santiago del Cile dopo il saccheggio e la profanazione della parrocchia dell'Assunzione di Maria e in cui si estende la solidarietà a comunità e pastori “di altre chiese e luoghi di preghiera di diversi culti che sono stati attaccati in molte città”. Per comprendere meglio la natura di questi attacchi, In Terris ha contattato un missionario vincenziano traferitosi in Cile da diversi decenni, il quale ci ha descritto una situazione sociale molto complessa e ha analizzato le controverse ragioni dei manifestanti. Una voce che fotografa quanto sta avvenendo senza facili riduzionismi e visioni di parte.

La testimonianza: “Per loro natura, i cileni non sono violenti”

Il sacerdote di origini italiane, che ha preferito rilasciare la sua testimonianza sotto anonimato per motivi di sicurezza, ci ha parlato di “proteste infiltrate e ideologizzate” da una componente di estrema sinistra che ha in odio la Chiesa. Secondo il religioso, il 25.mo Foro di San Paolo (Riunione dei partiti politici chavisti e peronisti dell’America Latina) tenutosi in Venezuela a luglio ha fomentato le proteste contro alcuni governi moderati del continente. Di fatto, spiega ancora il sacerdote, quando l’ex presidente di sinistra, Michelle Bachelet,  aumentò il biglietto della metro di 80 pesos non ci fu alcuna protesta. “La metro di Santiago è un'eccellenza del Paese, la migliore del Sud America, un simbolo di eguaglianza sociale perché consente a tutti di muoversi con efficienza e comodità”, afferma ancora il religioso vincenziano che fa un elenco dei danni riportati dalla rete, “su 136 stazioni ne sono state danneggiate 80 durante le proteste, di queste 14 sono andate in fiamme e 11 sono state parzialmente bruciate”. Il sacerdote non ha dubbi si tratta di un’azione premeditata e programmata da tempo. “Si tratta di un danno enorme, Santiago conta quasi 7 milioni di abitanti e ci sono persone che ora senza metro ci mettono oltre due ore per raggiungere il posto di lavoro”. Fra le altre cose, il presbitero ricorda anche gli attacchi ad oltre 20 collegi, 140 farmacie, 110 supermercati e 76 pompe di benzina. “Le manifestazioni sono iniziate in maniera pacifica, ma la zizzania degli estremisti è cresciuta velocemente come il lievito”, dice ancora il prete originario dell’Italia, spiegando che il cittadino cileno non è per sua natura violento, anzi normalmente “evita la polemica e lo scontro diretto con altre persone”.

Un lungo elenco di problemi

Dunque il sacerdote torna a sottolineare la matrice ideologica delle schegge più violente della protesta, a conferma di questo parla di un video in cui manifestanti inneggiano a tutti i leader bolivaristi dell’America Latina, dal venezuelano Maduro al boliviano Evo Morales. Tuttavia lo stesso presbitero riconosce molte delle ragioni che animano la protesta: “Malgrado il Cile abbia un’economia florida ci sono ancora molte ingiustizie, soprattutto se lo paragoniamo agli standard della nostra Europa”. “La pensione media è di 130 euro al mese, l’assistenza sanitaria pubblica è quasi inesistente, i giorni di ferie l’anno retribuiti sono molto pochi e si lavora molto di più delle consuete 40 ore settimanali – aggiunge il prelato – insomma è giusto chiedere
un miglioramento dei salari, delle condizioni di lavoro e dell’assistenza sociale”. L’elenco dei problemi della società cilena fatto dal missionario è ancora lungo: “Il costo delle medicine è altissimo, i riscaldamenti dentro casa così come i doppi vetri alle finestre sono un lusso. La classe media è ancora molto esigua; ci sono i ricchi e poi una grande parte della popolazione che appartiene ad un livello sociale basso“. Il religioso vincenziano auspica quindi la via di uno sviluppo simile alla vecchia Europa, perché in Sud America “il comunismo ha prodotto solo disastri, dove è stato applicato il partito ha sempre controllato tutta la ricchezza Paese”, tuttavia “non è nemmeno tollerabile che la ricchezza sia tutta nelle mani di pochi elementi privati”, ci vuole uno stato che sappia dare regole al sistema economico offrendo a tutti maggiori opportunità e assistenza sociale.