Il lungo e paziente cammino per una politica originale

Subito dopo l’annuncio di Matteo Renzi di costituire un nuovo partito di centro, molte altre aree della stessa appartenenza centrista, in qualche modo hanno dato segni della loro esistenza. Anche gruppi cattolici (associazioni, ex partiti o parti di essi), si sono fatti vivi in qualche modo, segnalando la loro volontà a dare vita ad un nuovo partito, o meglio a raggruppare quanti più cattolici possibili, in grado di accettare la sfida, per unirsi ad altri gruppi laici. Molti di noi, hanno salutato con gioia questi segni positivi, pur scottati più volte, nel corso della cosiddetta seconda repubblica, da vascelli cattolici allestiti alla meno peggio, che presto hanno cambiato rotta, accodandosi per opportunismo alla navigazione con altri convogli, fino ad essere assorbiti.

Questa volta confesso che anch’io ho pensato che forse il tempo fosse più propizio per progetti grandi ed autonomi, arrivati come siamo, al capolinea dei nodi italiani venuti tutti al pettine. Ma devo dire che dopo i primi entusiasmi, non che manchi speranza o la volontà, ma a volte sto rivedendo tutto sommato le difficoltà subite nel corso in tanti anni di tentativi di “riinizi”. Stesso settarismo frazionista, stesse ricerche goffe di lideraggio, stessa mancanza di consapevolezza della propria storia e responsabilità, stesse ricerca di comodi abbrivi per diventare, come si diceva una volta: “mosche cocchiere” , cioè gregari di qualche partito. Dunque non il protagonismo autonomo, ma l’affiliazione a politiche altrui.

Sia ben chiaro, la regola base della politica prevede accordi tra soggetti che trovano interesse nel trovare un accordo di programma; ma queste condizioni si raggiungono avendo dignità e forza autonoma. Peraltro il clima che corre, può ripetere ancora una volta, esperienze passate molto amare, complice il clima di contrapposizione violenta a cui assistiamo tra destra e sinistra. Non dimenticherò facilmente ciò che accadde agli albori della seconda Repubblica. Molti di noi dettero vita alla associazione dei Cristiani sociali con il proposito di rilanciare organizzativamente e culturalmente la presenza dei cattolici in politica, ma ben presto qualcuno aveva già provveduto a mettersi d’accordo con il PDS, entrando in quel partito, con la giustificazione che nella realtà contrapposte, occorre scegliere. Sappiamo come poi è andata a finire. Penso che se i cattolici vogliono dare un nuovo contributo al Paese, devono prepararsi per un lungo e paziente cammino di ricostruzione di una politica propria originale e di strutture ben definite. La riaggregazione generale, almeno delle persone ed associazioni disponibili, ne è il requisito essenziale.