Monteduro (ACS): “Ascoltiamo le grida delle donne nigeriane rapite da Boko Haram”

L'intervista di Interris.it ad Alessandro Monteduro, Direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in occasione dell'arrivo in Italia di due cristiane nigeriane "vittime della ferocia dei terroristi di Boko Haram"

Maria Joseph (19 anni) e Janada Markus (22 anni), vittime nel recente passato della ferocia dei terroristi di Boko Haram. Foto: @acs_italia

“Vorrei che quest’anno l’8 marzo fosse una ricorrenza nella quale far ascoltare le grida di chi, donna, subisce violenze feroci. Il più delle volte perché appartiene a una comunità di fede”. Così a Interris.it il dottor Alessandro Monteduro, Direttore di Aiuto della onlus Alla Chiesa che Soffre (ACS), un’opera di carità e riconciliazione al servizio dei cristiani sofferenti nel mondo. Con particolare attenzione a quelle Nazioni dove i cristiani sono perseguitati.

Le donne nigeriane vittime di Boko Haram dal Papa

In occasione della Festa della Donna 8 marzo, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha invitato in Italia due cristiane nigeriane, Maria Joseph (19 anni) e Janada Marcus (22 anni), “vittime nel recente passato della ferocia dei terroristi di Boko Haram, gruppo responsabile della morte di oltre 75.000 nigeriani negli ultimi 13 anni”. Entrambe le vittime sono state accolte dai sacerdoti e dagli specialisti del Trauma Center di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria. Il Centro è gestito dalla diocesi locale ed è stato costruito con l’aiuto dei benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Nella struttura le vittime della violenza degli estremisti vengono curate da un team di professionisti.

Alessandro Monteduro, Direttore ACS Italia (Foto: @acs_italia)

L’intervista a Alessandro Monteduro (ACS)

Qual è lo scopo dell’iniziativa?

“Scopo dell’iniziativa di Acs, dal titolo ‘8 marzo, ascolta anche le loro grida’, è far giungere la loro drammatica testimonianza alle istituzioni e all’opinione pubblica italiane. Maria Joseph e Janada Marcus saranno salutate da Papa Francesco al termine dell’udienza generale di oggi, mercoledì 8 marzo, Festa della Donna. Nel pomeriggio, le due ragazze saranno ricevute dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana, dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Il 9 e il 10 marzo Maria e Janada saranno ricevute dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e da numerosi diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Avranno così modo di raccontare le loro terribili storie e della tante difficoltà che vivono i cristiani in Nigeria”.

Quali sfide deve affrontare la Nigeria, a pochi giorni dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica, l’islamico Bola Tinubu?

“Sono molte le sfide che la Nazione e il suo nuovo Presidente dovranno affrontare. Tra i tanti, anche quelli legati al terrorismo islamista: gli insorti di Boko Haram, la milizia dei pastori Fulani, le bande di banditi. Gruppi vari che stanno scatenando il terrore in diverse parti del Paese, a partire dal Nord. Alcune comunità sono state saccheggiate e i loro abitanti sfollati a causa delle attività di questi criminali. Centinaia di vite sono state perse in circostanze brutali e molte più persone sono state mutilate. Alcuni nostri Sacerdoti sono stati vittime di rapimenti e uccisioni. La Nigeria è la Nazione con il maggior numero di religiosi e religiose uccisi o rapiti al mondo. In passato, i problemi legati alla sicurezza erano limitati al nord-est della Nigeria. Ora vi è insicurezza in tutto il Paese. I sequestri a scopo di riscatto sono in aumento. Le autostrade, le case e persino i luoghi di culto non vengono risparmiati. Gli attacchi, anche alle chiese, sono ormai quotidiani. Questo, nell’indifferenza quasi totale del Governi centrale e dei media occidentali”.

Foto collage: @acs_italia

Perché portare Maria Joseph e Janada Markus in Italia?

“Vorrei che quest’anno l’8 marzo fosse una ricorrenza nella quale far ascoltare le grida di chi, donna, subisce violenze feroci. Il più delle volte perché appartiene a una comunità di fede. Ma tutto questo non provoca alcuna eco nell’opinione pubblica occidentale. La presenza di Maria Joseph e di Janada a Roma, gli incontri con le più alte cariche istituzionali vuol significare questo: non guardiamo esclusivamente alle sofferenze delle donne che raccontiamo 365 giorni l’anno in tutto l’occidente, ma solidarizziamo anche con quelle che, pur lontane geograficamente, subiscono delle feroci violenze in quanto appartenenti a una comunità di fede. Non si può e non si deve mai fare una scala delle sofferenze e delle violenze tra le donne”.

Cosa hanno vissuto queste ragazze?

“Sono due giovani donne che sono state anni e anni nelle mani di feroci e violenti terroristi: quelli di Boko Haram, venendo sottoposte ad aberranti violenze sin da giovanissime. Janada ha visto dinanzi ai propri occhi uccidere suo padre con un machete: è stato decapitato! È stato ucciso perché si era rifiutato di accettare l’inaccettabile, cioè di unirsi con la propria figlia. Proprio questo è ciò che i terroristi gli avevano chiesto. Lui si è rifiutato e ha detto al terrorista: ‘io non posso dormire con il sangue del mio sangue!’. E così lo hanno ammazzato davanti agli occhi della figlia”.

Qual è la storia di Maria Joseph?

“Maria Joseph, 19 anni, è sfuggita lo scorso agosto dai miliziani di Boko Haram dopo essere rimasta prigioniera per nove anni: è stata rapita nel duo villaggio nel 2013 a soli 9 anni.  Nove anni di vita in schiavitù! Nove anni di torture! I terroristi avevano messo i cristiani in gabbie, come animali. La prima cosa che hanno fatto è stata convertirla con la forza all’Islam. Le hanno cambiato il nome in Aisha, un nome musulmano, e l’hanno avvertita di non pregare come una cristiana o sarebbe stata uccisa. Quando aveva 10 anni volevano farla sposare con uno dei loro capi, ma ha rifiutato. Per punizione, l’hanno rinchiusa in una gabbia per un anno intero. Nel novembre 2019 hanno catturato due suoi fratelli. Uno dei due lo hanno ucciso subito: gli hanno tagliato la testa davanti ai suoi occhi. Il secondo è ancora prigioniero. Sono storie forti… Queste sono realmente sofferenze disumane per noi impossibili a comprendersi perché sono completamente distanti dalla nostra narrazione quotidiana”.

Oggi si celebra la Festa della Donna: quale messaggio lanciare?

“E’ la prima volta che queste due ragazze escono dalla Nigeria. Faranno tre giorni di testimonianze dianzi alle maggiori cariche dello Stato italiano e del Vaticano. E per la prima volta, dopo tante sofferenze, verranno accolte come delle Regine! Oggi, 8 marzo, Festa della Donna, ascoltiamo anche le loro grida, che sono le grida di tutti i cristiani perseguitati in Nigeria e nel mondo”.