L’allarme dei necrofori: “Mascherine introvabili, siamo stati dimenticati”

La testimonianza: "Ogni giorno mettiamo nelle bare diverse persone che sono decedute per polmoniti e sospetti casi di coronavirus. É una vera tragedia e noi non abbiamo nessuna protezione"

Un carro funebre

Tra coloro che sono in prima linea quotidianamente contro il coronavirus non ci sono solo sanitari, farmacisti, forze dell’ordine e volontari, ma anche la categoria dei necrofori, spesso dimenticati dalle grandi testate nazionali. Il loro lavoro è fondamentale ed è ad alto rischio di contagio, eppure da più parti d’Italia arriva il loro grido di aiuto perché costretti a un surplus di lavoro (specie nel Nord Italia) ma senza avere le protezioni adeguate. E’ il caso dei necrofori di Novara che denunciano l’assenza di mascherine, divenute ormai introvabili: nelle farmacie sono finite e le forniture non arrivano nemmeno alle aziende sanitarie. Tanto che l’ordine dei medici aveva già denunciato nei giorni scorsi la totale assenza di dispositivi di protezione personale per i medici di base che ogni giorno visitano decine e decine di pazienti. Un’emergenza ora denunciata anche dai necrofori che, pur stando a contatto con persone decedute a causa del coronavirus, non riescono a trovare mascherine per poter fare il loro lavoro. “Io sto lavorando con la stessa mascherina da settimane” testimonia su Novaratoday.it Maria (nome di fantasia), impiegata in un’impresa di pompe funebri novarese. “Quando torno a casa la disinfetto con l’alcol, ma il giorno dopo sono costretta a rimetterla e non è assolutamente una procedura corretta. Per altro la mia mascherina non è tra quelle considerate sicure, perché è un modello adatto alla protezione dalla polvere, di quelle che si trovano nei negozi di bricolage, e non un dispositivo medico. Il titolare della nostra ditta ha cercato di acquistarle, ma è impossibile tutto il materiale è stato destinato agli ospedali – dice amaramente – e noi siamo rimasti senza”. Eppure “ogni giorno, purtroppo, mettiamo nelle bare diverse persone che sono decedute per polmoniti e sospetti casi di coronavirus. – prosegue Maria – É una vera tragedia e noi non abbiamo nessuna protezione”. “Sono diversi i casi di necrofori che hanno contratto il virus – conclude amaramente – abbiamo paura e vogliamo più garanzie per la nostra salute”.

Lamezia Terme

L’assenza di mascherine riguarda diverse località italiane, tanto che le istituzioni corrono ai ripari, per quello che possono. Ne è esempio la procura di Lamezia Terme che ha chiesto e ottenuto dal Gip l’autorizzazione alla vendita coattiva di 905 mascherine che erano state precedentemente sequestrate perché vendute in due supermercati con un ricarico del 2.142 per cento. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno così dato esecuzione al relativo decreto emesso dal procuratore della repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, e dal Sostituto Emanuela Costa, che hanno disposto la vendita, a valore di mercato, di 654 mascherine all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro e delle altre 246 al presidio ospedaliero unico di Lamezia Terme.