Leticia, 15enne vittima della tratta: liberata, si suicida

Letty era una normale, sorridente ragazza liceale in una famiglia felice di Houston, in Texas. Poi l'incubo della tratta l'ha trasformata. E così, quel sorriso che germogliava sul suo volto di innocente e desideroso di vita è sparito e nemmeno la famiglia è riuscita a restituirglielo. Tutti gli sforzi sono stati vani: ieri Leticia ha preferito togliersi la vita. “Non era più la ragazza di prima” hanno dichiarato i genitori distrutti dal dolore ad ABC13

La ragazza della porta accanto

Leticia Serrano viveva nella città texana e conduceva una vita tranquilla. “Amava i suoi animali” racconta la madre Cynthia Rivera, che denuncia: “Nessuna notizia sui giornali, nessuno ha parlato per lei e, soprattutto, nessuna giustizia”. Letty studiava nel Northside High quando, nel 2017, è stata rapita da uno sconosciuto che l'ha prima drogata, poi costretta a prostituirsi. Inizia per la piccola un incubo che l'ha segnata al punto da non lasciarle possibilità di uscita se non troncare con quella vita che il criminale aveva infranto. Nei due anni seguenti, Leticia è costretta a prostituirsi e viene recuperata solo tempo dopo, grazie all'impegno dei genitori e di un'associazione locale che si batte per la lotta alla tratta. Ad ABC13 il padre della vittima, Mariano Serrano, confessa di essere distrutto e dilaniato dal senso di colpa: “Quando è ritornata non era più la stessa” ha detto. La famiglia riconosce che “la strada più difficile è stata il recupero“: “la cosa più dura che un bambino possa mai superare” ha dichiarato la nonna. In questi giorni, la famiglia ha avviato una campagna di raccolta fondi su Facebook per poter offrire un funerale dignitoso alla figlia.

Houston, città al centro della tratta

I soldi raccolti dalla famiglia serviranno anche per finanziare una campagna di prevenzione alla tratta sessuale diffusa ad Houston. “Purtroppo è una storia molto familiare” ha dichiarato Micah Gamboa, direttore esecutivo dell'associazione Elijah Rising all'emittente Khou 11: “La tratta di queste donne non ha solo a che fare con i legami fisici, ma anche emotivi e psicologici”. La battaglia che sta conducendo Gamboa è, prima di tutto locale: “Intere città stanno diventando distretti a luci rosse, non è solo un problema isolato” ha denunciato, specificando che sono circa 300.000 le vittime finora accertate. Per l'associazione, inoltre, il suicidio è molto comune tra le vittime di tratta, perché i trafficanti sono raramente presi e conoscono l'indirizzo di casa: spesso minacciano di far male ai familiari delle vittime. “Vi chiedo di aiutarci e che la sua morte non vada invano – ha detto la madre di Leticia – […]. Io sarò la voce di Letty e ho bisogno che tutti siano la sua voce per porre fine alla tratta” ha detto con la voce rotta dalle lacrime.


Intervista a Micah Gamboa, direttore esecutivo dell'assocazione “Elijah Rising” – Video © Khou 11

Il commento di Italo d'Angelo

“Questa notizia mi ha colpito e mi ha riportato davanti agli occhi i tanti volti delle ragazze che con Don Oreste e don Aldo, negli anni, sono riusciti a liberare dalla tratta, portandole via dalla strada e tramite l'Associazione Papa Giovanni XXIII a restituire loro una dignità umana” ha commentato Italo d'Angelo, raccontando la sua personale esperienza nell'associazione fondata dal Servo di Dio, don Oreste Benzi, che nel tempo ha fatto della lotta alla tratta la sua missione evangelizzatrice. Oggi il sogno di riscato di don Benzi è portato avanti da don Aldo Buonaiuto: “Don Oreste prima e don Aldo oggi non chiedevano alle ragazze: “quanto vuoi?”, come tanti maschi sulle strade d'Italia ma : “quanto soffri?” E io ho visto tante ragazze piangere a questa semplice domanda, le ho viste seminude aggrapparsi ad un rosario di stoffa e custodirlo come un dono prezioso. Un vecchio prete con un prete ragazzino che giravano come vu cumprà con tanti rosari di stoffa in mano e che li regalavano a donne che chiamavano sorelline”. La battaglia di don Aldo e della Papa Giovanni continua affinché termini una vera piaga sociale e gli uomini prendano coscienza dell'ipocrisia di una società che pensa di dirsi civile e poi agisce nel nascondimento.