Julen non ce l'ha fatta

Julen non ce l'ha fatta. Come accadde per Alfredino Rampi, il pozzo ha avuto la meglio sugli sforzi incessanti dei soccorritori che, centimetro per centimetro, hanno scavato per raggiungere il piccolo caduto nella cavità di Totalan 13 giorni fa. All'1.25 gli uomini delle squadre di soccorso lo hanno trovato ma il cuore di Julen non batteva già più. Gli sforzi non sono serviti, la mobilitazione di uomini e mezzi non è riuscita a coprire in tempo la distanza che separava il bimbo dalla superficie, facendo rivivere il dramma di Vermicino di quasi quarant'anni fa. La notizia della morte del piccolo è stata data dalla Guardia Civil: “Disgraziatamente… nonostante tanti sforzi da parte di tanta gente, non è stato possibile…#RIPJulen”.

Sforzi vani

Con ogni mezzo possibile si è scavato, tentando di raggiungere il bambino in quella rientranza del pozzo che ne aveva fermato la caduta. Il piccolo, di soli due anni, era caduto nel pertugio il 13 gennaio, mentre la sua famiglia si trovava a Totalan, vicino Malaga, per una giornata all'aria aperta. A testimoniare la caduta, solo il sacchetto di dolci che il bimbo aveva e che si trovava all'imbocco del pozzo, non segnalato. Attorno a quel baratro nero e stretto si sono radunati minatori, speleologi, tutti intenti a trovare una soluzione per raggiungerlo, per capire se fosse vivo o meno, se ci fosse speranza di raggiungerlo. Dopo 13 giorni ce l'hanno fatta, con un tunnel orizzontale di 3.8 metri. Microcarica dopo microcarica, centimetro dopo centimetro, solo per avere la conferma che, anche questa volta, la tragedia si era già compiuta.