Marcianise, la Jabil: “I licenziamenti sono legittimi”

In un comunicato la multinazionale spiega le ragioni per cui ha interrotto le trattative

La Jabil, la multinazionale statunitense al centro di un duro scontro dopo aver disposto il licenziamento per 190 operai dello stabilimento di Marcianise (Caserta), ha diffuso un comunicato nel quale sostiene di essere stata costretta a interrompere la trattativa a causa di “una chiusura totale” da parte di Governo e sindacati.

L’azienda: licenziamenti legittimi

“I licenziamenti sono stati adottati all’esito di un percorso legittimo“, si legge nella nota della multinazionale. Posizione fortemente contestata e ritenuta illegittima del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, perché adottata fuori termine e durante la vigenza della norma che sospende per la pandemia i licenziamenti fino a metà agosto. Le trattative tra l’azienda e i sindacati, con la mediazione del Governo, si sono interrotte nella notte di martedì, dopo essere andate avanti per tre giorni e quando sembrava raggiunto l’accordo di altre cinque settimane di cassa integrazione e il contestuale ritiro dei licenziamenti. Interris.it aveva affrontato la delicata tematica con Doriana Buonavita, segretaria Cisl Campania, che in un’intervista rilasciata al quotidiano fondato da don Aldo Buonaiuto, aveva affermato la necessità da parte dell’Italia di porre “regole più rigide e severe a partire dalla condizionalità per le imprese che hanno usufruito di misure o sgravi a carico dello Stato o della Regione. Il Governo italiano, deve una volta per tutte, definire senza ombre i perimetri di una politica estera ove il rispetto e l’autorevolezza dell’Italia non può essere messa in discussione”.

Il comunicato della Jabil

“Nel corso della negoziazione avvenuta negli ultimi giorni, con i sindacati e le istituzioni – si legge nella nota diffusa dall’azienda – Jabil si è resa disponibile a revocare da subito i licenziamenti, a richiedere ulteriori 5 settimane di Cigo Covid, a riaprire alle opportunità di reimpiego presso altre aziende ed a rifinanziare con nuovi fondi questo processo. La principale condizione posta dall’azienda è stata la definizione di un percorso certo che porti entro la fine di agosto alla risoluzione definitiva degli esuberi strutturali. Purtroppo si è registrata una chiusura totale sulla condizione posta da Jabil che ha costretto l’azienda, suo malgrado, ad interrompere le trattative”. La multinazionale statunitense, inoltre, ha ricordato che “la procedura di licenziamento collettivo per 350 persone è stata aperta il 23 giugno 2019. Jabil ha seguito l’iter procedurale previsto dalle leggi italiane in materia di licenziamenti collettivi, effettuando i vari incontri previsti con i sindacati e le istituzioni”.

“Alla fine dell’iter previsto – prosegue la nota – non si è addivenuti ad un accordo sulla gestione condivisa dei 350 esuberi. Jabil, secondo i tempi della procedura, avrebbe dovuto procedere ai licenziamenti già il 23 marzo 2020. Con l’avvento della pandemia Covid si è stabilito con un accordo siglato con i sindacati di posticipare i licenziamenti al 25 maggio, cosa che poi abbiamo effettivamente fatto. Pertanto Jabil ribadisce che i licenziamenti sono stati adottati all’esito di un percorso legittimo“. L’azienda ritiene che “la definitiva risoluzione degli esuberi sia un passaggio fondamentale per garantire la continuità delle attività produttive per i dipendenti che rimangono impiegati”.