Arrestato il boss Gaetano Scotto

Il boss Gaetano Scotto, 68 anni, è stato arrestato questa mattina dagli investigatori del centro operativo Dia di Palermo per reati di mafia. Si tratta del suo secondo arresto: ha già scontato una condanna per mafia e traffico di droga. Quattro anni fa era tornato in libertà e si era costituito parte civile nel processo che si sta celebrando a Caltanissetta contro tre poliziotti accusati di aver avuto un ruolo nella gestione del falso pentito Scarantino. Secondo i magistrati della Dda, dopo la scarcerazione era invece tornato a svolgere il ruolo di capo della famiglia mafiosa del quartiere Arenella, la zona dei Cantieri navali, a Palermo. Il blitz ha coinvolto complessivamente otto persone, gli investigatori della Dia guidati dal colonnello Antonio Amoroso hanno ricostruito affari e trame, soprattutto estorsioni commesse dal clan. L'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Roberto Tartaglia, da qualche mese passato alla commissione parlamentare antimafia come consulente. In manette, per mafia, sono finiti anche i fratelli Francesco Paolo e Pietro, quest'ultimo negli anni Novanta era stato accusato dal falso pentito Enzo Scarantino di avere avuto un ruolo nella strage di via D’Amelio, poi nel 2008 era stato scagionato dal pentito Gaspare Spatuzza. Ora, finisce in carcere pure il figlio di Pietro, Antonino.

Omicidio Agostino

Secondo la procura generale di Palermo, Gaetano Scotto è indagato anche per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, trucidati a Villagrazia di Carini nel 1989. Il 5 agosto Antonino Agostino (detto Nino), agente di Polizia alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie Ida, sposata appena un mese prima ed incinta di due mesi. Mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivò all'improvviso e cominciò a sparare sui due. Agostino venne colpito da vari proiettili, mentre la Castelluccio venne raggiunta da un solo colpo e cominciò a strisciare per terra per avvicinarsi al marito morente. I genitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la nuora ma non c'era più niente da fare: erano entrambi già morti. Quel giorno, Agostino non portava armi addosso. La notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti “uomini dello Stato” riuscirono ad entrare nell'abitazione dei coniugi defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino. Antonino stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono su una spiaggia dell'Addaura un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessa spiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scoperto qualcosa di importante su quel borsone-bomba dell'Addaura e per questo è stato eliminato. Ai funerali dei due coniugi, tenutisi la mattina del 7 agosto 1989, erano presenti i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone disse ad un amico commissario, pure presente al funerale: “Io a quel ragazzo gli devo la vita”. Attualmente, i mandanti e gli esecutori dell'omicidio di Agostino e della Castelluccio sono ancora impuniti. Proprio Scotto è accusato di essere stato mandante ed esecutore del delitto, assieme al capomafia di Resuttana, Antonino Madonia, oggi detenuto al 41 bis. Il procuratore generale Roberto Scarpinato aveva chiesto l’arresto di Scotto per il delitto Agostino, ma il gip aveva respinto la richiesta; l’accusa però va avanti, è stato sollecitato un processo per i due mafiosi e per un favoreggiatore.