Caporalato, estradato latitante albanese accusato dell’omicidio di un bracciate

Vrapi è condannato per omicidio volontario del giovane bracciante albanese, Hyso Telharaj, vittima del caporalato nel 1999

La vittima, il giovane Hyso

E’ stato estradato per omicidio e caporalato un noto latitante albanese, sfuggito alla Giustizia italiana per 20 lunghi anni. Vrapi Luan, albanese di 47 anni, é rientrato stamattina in Italia, scortato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip) della Direzione Centrale della Polizia Criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi. Dopo lo sbarco a Fiumicino e le notifiche degli atti da parte della Polizia di Frontiera Aerea dello scalo romano, il personale della Polizia Penitenziaria di Bari condurrà Vrapi in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria pugliese.

Hyso Telharaj, vittima di caporalato

Vrapi é destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere il 24 Novembre 1999 per omicidio volontario e lesioni personali aggravate. L’ex latitante è accusato, in concorso con altri, dell’omicidio del giovane bracciante albanese di 22 anni, Hyso Telharaj, avvenuto nel settembre 1999 nelle campagne di Foggia. I caporali avevano assassinato Hyso perché lui si era ribellato e non aveva voluto pagato loro il pizzo. Telharaj viene spesso ricordato dall’Associazione Libera di don Ciotti come esempio di dignità, coraggio e ribellione alla criminalità organizzata. Per il ventennale della morte, a settembre 2019, Libera aveva anche promosso tre giorni di memoria e impegno dal titolo “Il dolce sorriso di Hyso Telharaj“.

Caporalato nel Foggiano

Le campagne del Foggiano non sono nuove alla piaga del caporalato, specie durante la raccolta dei pomodori. Lo scorso 20 maggio i carabinieri hanno arrestato quattro persone per caporalato. Si trattava di tre imprenditori del settore e un ‘caporale’ gambiano. Costringevano i braccianti a lavorare fino a 13 ore al giorno per 5 euro l’ora. Le due aziende avevano fatturati annui di circa un milione di euro. I 4 sono accusati, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. In alcuni casi, anche di impiego di manodopera clandestina. Il caporalato è una piaga spesso denunciata da Libera di don Ciotti.