“Emigrazione italiana e immigrazione di oggi: perché sbaglia chi le paragona”

“Ricorda che noi italiani siamo stati un popolo di emigranti”. Il monito arriva puntuale ogni qual volta un cittadino italiano prova a esprimere la propria contrarietà all’accoglienza indiscriminata di qualunque straniero abbia il desiderio di trasferirsi nel nostro Paese. È vero, quello italiano è stato un popolo di emigrazione. Subito dopo l’agognata unità, avvenne una vera e propria diaspora che durò fino all’inizio della prima guerra mondiale. Solo tra il 1861 e 1985 sono espatriati quasi 30milioni di italiani: come se l’intera popolazione dello Stivale di inizio Novecento se ne fosse andata in blocco. Ma questi dati bastano per paragonare l’immigrazione di massa odierna, proveniente soprattutto dall’Africa, con l’emigrazione degli italiani di fine Ottocento e dei primi anni del Novecento? In Terris lo ha chiesto a Ricardo Merlo, sottosegretario agli Esteri nato a Buenos Aires, fondatore nel 2007 del Movimento associativo italiani all’estero (Maie), partito che attualmente ha 6 seggi alla Camera e 2 in Senato. Merlo è intervenuto a proposito del diverbio, in occasione del vertice dei ministri dell’Interno avvenuto a Vienna nel settembre scorso, tra Matteo Salvini e il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn.

Sottosegretario, non crede che abbia ragione il ministro lussemburghese Asselborn? Anche noi italiani siamo stati un popolo di emigranti…
“Assolutamente no. Paragonare l’emigrazione italiana con l’immigrazione attuale che arriva dall’Africa non ha senso, è assolutamente sbagliato. Prima di tutto sono due momenti storici totalmente diversi. E poi gli italiani arrivavano ai Paesi di destinazione con i propri documenti, in maniera regolare, oggi in Italia sbarcano immigrati clandestini in maniera illegale. Questa è la grande differenza, oltre al fatto – ribadisco – che oggi la congiuntura storica è diversa rispetto al secolo scorso”.

Ritiene condivisibile la scelta di chiudere i porti alle navi delle ong?
“Sì, sono d’accordo. Le regole devono essere chiare: in Italia entra solo chi ha i documenti, chi lo fa in maniera legale. Altrimenti le ong diventano complici dell’emigrazione clandestina”.

Lei è uno strenuo difensore dello Ius sanguinis. Questa misura era stata minacciata dal decreto immigrazione del ministro Salvini? Poi cosa è successo?
“Il ministro Salvini ha dimostrato una grande apertura mentale, una grande disponibilità all’ascolto e al dialogo. Mi ha capito, ha capito le mie ragioni e lui stesso mi ha chiamato per dirmi che aveva rimosso dal decreto quel passaggio sullo Ius sanguinis che limitava la trasmissione di cittadinanza. Anche questo dimostra la grandezza di un grande dirigente politico”.

Più in generale, che idea si è fatto del decreto immigrazione?
“È un decreto che offre gli elementi per ordinare il processo di immigrazione in Italia, stabilendo regole chiare e pensando alla sicurezza dei cittadini, come del resto fanno tutti i grandi Paesi, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia. Se non hai il visto, non entri. In America era così anche quando governava Obama: quando uno cercava di entrare senza visto, lo facevano salire su un aereo e tornare a casa. Non è una questione ideologica, ma un tema che ha a che vedere con le regole di un Paese”.

Cosa pensa dello Ius soli? Non crede che una persona nata e cresciuta in Italia abbia diritto alla cittadinanza almeno allo stesso modo di un bisnipote di un italiano emigrato all’estero?
“No, sono due cose totalmente diverse. Senza contare che già oggi le persone nate in Italia da genitori immigrati regolari possono optare per la cittadinanza italiana una volta compiuti i 18 anni. Non credo sia il momento storico giusto per aprire allo Ius soli. E poi non si può insistere nell’errore di paragonare due momenti storici totalmente diversi. Non credo oggi lo Ius soli debba essere un tema all’ordine del giorno”.

Nei giorni scorsi si è diffusa una notizia secondo cui la Germania starebbe rimpatriando gli emigrati italiani rimasti senza lavoro. Lei era intervenuto con delle dichiarazioni: ha avuto conferme?
“Se fosse vero, sarebbe molto grave”.


Ricardo Merlo, sottosegretario agli Esteri