Marra, richiesta di scarcerazione respinta: la Cassazione conferma la custodia cautelare a Regina Coeli

La Cassazione ha deciso: Raffaele Marra, arrestato per corruzione lo scorso 16 dicembre, resterà in custodia nel carcere di Regina Coeli. La Corte suprema ha quindi confermato il provvedimento adottato nei confronti dell’ex braccio destro della sindaca di Roma, Virginia Raggi, al centro dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma sulle presunte tangenti ricevute da parte imprenditore Sergio Scarpellini (anche’egli arrestato assieme a Marra con la medesima accusa) per l’acquisto di un appartamento in zona Prati Fiscali, in cambio di alcuni favori. Un episodio risalente al 2013, periodo nel quale l’ex finanziere ricopriva già una posizione amministrativa in Comune, sotto l’allora giunta Alemanno. Il verdetto della Cassazione è arrivato dopo l’udienza a porte chiuse condotta davanti ai giudici della Sesta sezione penale.

Il legale: “Decisione copia e incolla”

A presentare formale ricorso per la scarcerazione era stato il legale dell’ex capo del personale del Campidoglio, Francesco Scacchi, il quale aveva sostenuto la mancanza di “una autonoma valutazione delle esigenze cautelari”, valida per il prosieguo del fermo in carcere del suo assistito. A richiedere al Tribunale la conferma dell’ordinanza (dopo quella del 4 gennaio) e, insieme, il respingimento del ricorso, era stato anche il sostituto procuratore generale della Suprema corte, Roberto Aniello. Secondo l’avvocato di Marra, si tratta di “una decisione copia e incolla”, volta esclusivamente a recepire la richiesta di arresto inoltrata da Piazzale Clodio.

L’udienza

Solo qualche giorno fa (8 marzo), il Gip di Roma aveva accolto la richiesta di giudizio immediato per Marra e Scarpellini avanzata dalla Procura, la quale riteneva di avere in mano elementi sufficienti per saltare l’udienza preliminare e andare direttamente a processo. A partire dalla prima udienza, il 25 maggio prossimo, si dibatterà in aula sui presunti 370 mila euro versati dall’imprenditore per consentire a Marra l’acquisto del suo appartamento, una circostanza che, secondo gli inquirenti, si sarebbe verificata anche nel 2009 (caso però caduto in prescrizione). Sull’ex capo del personale, inoltre, grava anche l’accusa di abuso d’ufficio in concorso con la sindaca Raggi, in relazione all’assunzione di suo fratello Renato a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio (nomina successivamente revocata).