Johnson arretra sul backstop, Brexit verso l'accordo

Le provano tutte Londra e Bruxelles: l'obiettivo è portare a termine l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue entro il 19, nel senso che entro quella data l'accordo dovrà essere approvato in tutte le sue parti, così da garantire la separazione del 31 del mese una formalità. Tra le variabili in campo, quella che vorrebbe il premier britannico, Boris Johnson, finalmente convinto a fare qualche passo indietro sulla questione del backstop irlandese, aprendosi ad alcune richieste dell'Europa, nello specifico quella sull'Irlanda del Nord che, a quanto pare, Johnson si sarebbe convinto a lasciare nell'unione doganale, vedendosi quindi costretto a incassare sul tema dei confini doganali. Da Londra ci vanno piano, con un portavoce di Downing Street a precisare che “i colloqui continuano e restano costruttivi, ma c’è ancora del lavoro da fare” anche se, al contempo, qualche dose di ottimismo filtra anche dall'Irlanda, dove il premier Leo Varadkar avrebbe ricevuto notizia di “progressi” sulle trattative, mantenendosi però cauto: “Non è chiaro se riusciremo a rivedere l’accordo di recesso già entro il Consiglio europeo di giovedì, dopotutto è un trattato internazionale“.

In cerca della quadra

Pur di far approvare il suo piano-Brexit, Johnson avrebbe dato l'ok a separare di fatto l'Irlanda del Nord dal resto del Regno Unito, una mossa che potrebbe accontentare Bruxelles ma che, allo stesso tempo, provocherà sicuro malumore all'interno degli unionisti del Dup, partito che fu dcisivo per far restare in sella Theresa May e che, ora, rischierebbe di far vacillare ulteriormente l'intesa che salvò l'ex premier. Gli argomenti sul tavolo restano diversi ma, come era apparso abbastanza chiaro negli ultimi mesi, il nodo davvero cruciale ha sempre riguardato il confine irlandese. Con un passo indietro, Johnson prova ad accontentare tutti: se gli riesca o meno lo dirà il tempo. Poco in realtà: entro qualche ora dovrà perlomeno esserci una bozza da sottoscrivere. In caso contrario, scatterebbe la legge anti- no deal e Johnson sarebbe sotretto a chiedere una proroga.