È scomparso Angelo Paoluzi, firma del giornalismo italiano

Èlutto nel mondo del giornalismo italiano: è morto a 90 anni Angelo Paoluzi, firma della carta stampata e direttore del quotidiano Avvenire tra 1980 e 1981. Una nota di cordoglio è stata diramata dalla Unione Cattolica della Stampa Italiana (UCSI), della cui sezione Lazio Poluzi fu presidente. 

Una vita di fermento

Paoluzi è stato definito “maestro rigoroso e insieme paterno di giornalismo per molti, pieno d’umanità e attento alla verità dei fatti come pochi ormai”. Docente e coordinatore della Scuola di giornalismo alla Lumsa di Roma,  per Radio Vaticana ha curato una rubrica culturale, poi collaborato con diverse testate. Nato a Roma nel 1928, Paoluzi ha vissuto l'adolescenza negli anni della ricostruzione post-bellica. Diventa direttore del quotidiano Avvenire a quarant'anni, nel momento di grande fermento culturale del Paese e di feconda attesa dei dettami conciliari. Guidato dallo spirito del Concilio Vaticano II e impegnato in prima linea nell'impegno cattolico in ambito massmediale, conduce il giornale dei vescovi sino al 1981. La sua vocazione per la “sana impostazione” del giornalista colmo di valori cattolici lo impegna nella divulgazione, accompagnata alla riflessione sul ruolo del giornalista nel nuovo millennio. 

Il giornalismo come missione

Come ricorda la figlia Stefania ad Avvenire, “di questi ultimi giorni è anche l'ennesimo attestato di fedeltà alla professione […]: 'Domenica sera gli ho riletto un articolo per L'Eco di San Gabriele che lui stesso mi aveva dettato il giorno prima, non riuscendo più a scrivere. Io rileggevo e lui mi fermava per le correzioni chiedendomi di tanto in tanto se stavamo rispettando il numero dei caratteri che gli erano stati richiesti. Mio padre ha sempre creduto nel giornalismo. In questi giorni ci è capitata una sua nota scritta in cui si sottolineava che 'il giornalista ha il compito di essere testimone della speranza che c'è nell'uomo nel mondo di oggi'”.