Pedo-pornografia: una ferita aperta e mai guarita

Il 5 Maggio 2022 si celebra la XXVI Giornata nazionale dei Bambini vittime della violenza, dello sfruttamento, della indifferenza contro la pedofilia. Il tema scelto per il 2022 sarà “Oltre la porta per ritrovare l’infanzia”. Quella della pedo-pornografia di cui i minori sono vittime è una ferita aperta e mai guarita, nonostante i numerosi sforzi a livello internazionale.

La consapevolezza di questo problema portò, nel 1990, ad istituire la figura del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile (risoluzione 1990/68 della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani). Tra i compiti assegnatigli (risoluzione 7/13) dal Consiglio dei Diritti Umani quello di analizzare le cause della prostituzione e della pornografia infantile, approfondendo i fattori che vi contribuiscono, compresa la domanda. Ma anche identificare con nuovi strumenti la prostituzione e la pornografia infantile e definire le migliori prassi per contrastare questo fenomeno a livello globale. Oltre che sulla Convenzione sui diritti del fanciullo (adottata il 20 novembre 1989 e ratificata da 196 Stati delle NU), il suo mandato si basa anche sul Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile, adottato il 25 maggio 2000 ma, inspiegabilmente ratificato solo da 176 Stati. Optional Protocol to the Convention on the Rights of the Child on the sale of children, child prostitution and child pornography | OHCHR

Per contrastare questi fenomeni è stata lanciata l’iniziativa #WePROTECT Children Online (lanciata nel 2014) pensata per aiutare i bambini nella lotta contro lo sfruttamento sessuale. WeProtect Global Alliance – against child sexual exploitation and abuse online  Nel tentativo di informare quanti più minori possibile dei loro diritti, l’attuale Relatrice Speciale Mama Fatima Singhateh (avvocato di grande esperienza incaricata per il triennio nel 2020/22) ha condotto una campagna di informazione rivolta anche ai minori: sono stati realizzati opuscoli in diverse lingue per informare gli adolescenti sui pericoli cui possono andare incontro. FactSheetMandate_en.pdf (ohchr.org) e BookletChildFriendly_en.pdf (ohchr.org) All’inizio del 2022, Mama Fatima Singhateh suggerì anche l’adozione di un approccio pratico per fronteggiare lo sfruttamento sessuale dei bambini e propose una serie di misure concrete e di buone pratiche, frutto delle numerose missioni in tutti e cinque i continenti. G2200329.pdf (un.org)

Anche il Consiglio d’Europa ha compiuto grandi sforzi per cercare di combattere questa piaga. Nel 2007, è stata approvata la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, nota anche come Convenzione di Lanzarote, che definisce atti criminali tutti i tipi di reati sessuali contro minori. Questo accordo prevede che tutti gli Stati europei si dotino di norme specifiche e di misure per prevenire la violenza sessuale, proteggere le vittime minorenni e perseguire i colpevoli. Un documento importante che si pensava potesse diventare una base per un accordo a livello globale (è stato firmato anche da paesi come USA, Canada, Russia, Giappone, Messico e molti altri). Dalle parole ai fatti la realtà molto diversa. Anche in Europa alcuni paesi hanno impiegato più di dieci anni per ratificare la Convenzione di Lanzarote: nel Regno Unito e in Norvegia è stato fatto solo nel 2018; in Azerbijan nel 2020; in Armenia solo lo scorso anno, nel 2021! Anche in Europa non sono mancate le campagne di informazione e prevenzione specie quelle dirette ai minori. Ma con scarsi risultati.

Purtroppo, i risultati di tutti questi sforzi continuano a essere insufficienti. Per motivi economici, per motivi culturali, ma anche per motivi legati alla carenza di leggi nazionali (come quelle contro la vendita di bambini a scopo di matrimonio infantile e lo sfruttamento sessuale dei bambini nella prostituzione). Uno studio condotto dall’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto (www.associazionemeter.org), mostrerebbe anzi un peggioramento della situazione: in Italia, nel 2021, il numero dei link a siti pedo-pornografici è aumentato (da 14.521 a 14.679). E così pure i casi seguiti dal Centro Ascolto (da 111 a 167) e le richieste d’aiuto ricevute al numero verde sono passate da 284 a 406. I dati emersi dalle ricerche dei tecnici di Meter parlano di decine di migliaia di archivi denunciati. Dal 2002 i protocolli inviati alle polizie sono stati oltre 65mila e oltre 200mila i link segnalati.

Numeri che potrebbero essere solo la punta dell’iceberg: pare che i pedofili abbiano imparato a utilizzare il darkweb. É qui che si incontrano e si scambiano materiale pedo-pornografico. Qui, a volte, anche per le forze dell’ordine è difficile operare. Quando ci riescono, però, vengono a galla situazioni spaventose: lo scorso anno, l’indagine “Web Oscuro” condotta dagli investigatori della polizia postale ha permesso di rintracciare e arrestare un uomo (e con lui un paio di complici) che avevano sul computer oltre 30mila file pedo-pornografici con immagini di bambini, anche molto piccoli, costretti a violenze e sevizie. Un “mercato” di duemila chat contenenti richieste di scambio di materiale pedo-pornografico, in cui l’uomo offriva questo materiale ai “clienti” in cambio di pagamenti in cripto-valute.

Anche secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, c’è stato un massiccio aumento della “disponibilità, accessibilità e volume della pornografia infantile”. Già nel 2003, il NCMEC calcolava una crescita di immagini pedo-pornografiche disponibili su internet del 1500% rispetto a dieci anni prima! E un rapporto basato sui dati nel Regno Unito, realizzato grazie alla partnership di tre organizzazioni, ha portato alla luce, solo nel 2020, ben 299.619 segnalazioni, di cui 153.383 contenenti materiale pedo-pornografico (con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente). Il 64% le vittime avevano un’età compresa tra 11 e 13 anni (97.128 pagine web); per il 24% l’età era compresa tra 7 e 10 anni (36.060 pagine web); ma ben l’8% delle vittime avevano un’età tra 0 e 6 anni (oltre 12mila pagine web)! internet-watch-foundation-contribution-to-hrc-report-2022.pdf (iwf.org.uk)

Le cause di questi numeri sono note. Innanzi tutto la mancanza di controlli e sanzioni sia a livello nazionale che internazionale: nonostante gli accordi internazionali sottoscritti, la pornografia infantile sarebbe espressamente illegale e censurata solo in 94 dei 187 paesi che aderiscono all’Interpol. Ma non basta: di questi 94 paesi, solo 58 hanno criminalizzato il possesso di materiale pedo-pornografico indipendentemente dall’intenzione di distribuirlo.

C’è, però, anche un altro aspetto da non trascurare: per alcuni adolescenti, la vendita di contenuti espliciti propri online sta diventando un’attività estremamente redditizia. A confermarlo, lo scorso anno, un documentario della BBC Three, Nudes4Sale https://www.bbc.co.uk/programmes/p087m1nh: alcune adolescenti hanno ammesso senza alcun pudore di vendere il proprio corpo online per soldi. Ad allettarle i guadagni derivanti dalla condivisione di contenuti per adulti su certi siti che spesso supera (e di molto) quello che potrebbero guadagnare con un lavoro “regolare”. Il tutto, ovviamente, grazie alla compiacenza delle piattaforme online che non fanno molto per verificare se le ragazze sono maggiorenni o solo delle adolescenti.

Due motivi che (insieme al dilagare di abitudini perverse) dovrebbero essere sufficienti per comprendere come mai la pedo-pornografia non è stata ancora debellata. Anzi.