Fbi a casa di Trump: ecco cosa cercava secondo il Washington Post

L'ex presidente Usa è nell'occhio del ciclone anche per un'inchiesta su possibili interferenze elettorali in Georgia e un'indagine sulla Trump Organization

L’Fbi nel blitz a casa di Donald Trump cercava documenti top secret legati alle armi nucleari. E’ quanto riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali la perquisizione non usuale ha messo in evidenza le profonde preoccupazioni all’interno del governo Usa sul tipo di informazioni in possesso dell’ex presidente a Mar-a-Lago e il pericolo che potessero finire in mani sbagliate. I documenti sulle armi nucleari sono particolarmente sensibili e solitamente la loro diffusione è limitata a un numero ristretto di persone. Pubblicizzare dettagli sulle armi americane potrebbe concedere vantaggi agli avversari. “Se fosse vero” che l’Fbi cercava documenti legati alle armi nucleari, “si tratterebbe di materiale riservato ai più alti livelli”, afferma David Laufman, l’ex capo della sezione di intelligence del Dipartimento di Giustizia americano.

La perquisizione nella villa di Mar-a-Lago

Lo scorso 9 agosto l’Fbi ha fatto irruzione nella residenza di Donald Trump in Florida. La notizia è stata resa pubblica proprio dall’ex presidente Usa con un comunicato alla Cnn nel quale ha definito l’incursione degli agenti federali un attacco politico contro la sua candidatura alle elezioni del 2024. Secondo tre fonti che hanno parlato con la Cnn, il blitz è avvenuto nell’ambito delle indagini sui 15 scatoloni di documenti classificati che Trump avrebbe portato via dalla Casa Bianca dopo la fine del mandato dell’ex presidente.

Tutti i guai di Trump

L’ex presidente degli Stati Uniti non è nell’occhio del ciclone solamente per il blitz dell’Fbi. Infatti, deve difendersi nell’inchiesta penale sulle interferenze elettorali in Georgia. Per farlo, ha assunto Drew Findling, conosciuto come il legale delle star. Il suo soprannome è #BillionDollarLawyer. Inoltre, nei giorni scorsi Donald Trump è stato interrogato dalla procuratrice di New York, Letitia James, nell’ambito di un’inchiesta sulla Trump Organization. Il tycoon ha invocato il quinto emendamento della Costituzione americana. “Ho rifiutato di rispondere alle domande in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla Costituzione americana”, ha dichiarato l’ex presidente in un comunicato pubblicato sul suo social media Truth, circa un’ora dopo il suo arrivo alla procura di New York.