Come il coronavirus ha impattato sulle visite specialistiche di diabetologia

La prima ondata di coronavirus ha avuto un forte impatto sugli ospedali, causando la riduzione degli accessi alle visite specialistiche. Molti pazienti, per paura di contrarre il virus hanno preferito non recarsi agli appuntamenti, in alcuni casi anche con gravi conseguenze.

Il diabete e la riduzione delle visite

Nei primi tre mesi della pandemia, si è avuta una riduzione del 58% delle prime visite specialistiche di diabetologia e dell’80% delle visite di controllo: la telemedicina ha assunto un ruolo fondamentale per la continuità di cura dei pazienti con diabete, ma da sola non basta, le visite in presenza restano essenziali per gestire una malattia tanto complessa e pericolosa.

È quanto emerso nel corso di un incontro organizzato da tutto il mondo della diabetologia italiana – dalle società scientifiche alle associazioni degli infermieri e dei pazienti per presentare la prossima Giornata Mondiale del Diabete (14 novembre), nel corso del quale i diabetologi della Società Italiana di Diabetologia (SID), della Associazione Medici Diabetologi (AMD), della Società Italiana Endocrinologia hanno anche presentato un documento che rappresenta il ‘censimento’ dei sistemi informatici telematici immediatamente disponibili per la telemedicina, confrontandoli con le capacità informatiche dei pazienti.

Le difficoltà

Le visite a distanza hanno segnato anche un aumento dell’inerzia terapeutica, cioè della difficoltà di modificare le terapie nei pazienti in cura, per migliorare la gestione della malattia. Le visite a distanza, per quanto essenziali in questo frangente, non potranno mai sostituire i controlli specialistici in presenza.