Papa: “La visione di pace di San Benedetto non è utopistica. La discordia non sia permanente”

Il Messaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Simposio Ecumenico nell’Abbazia di Pannonhalma, in Ungheria

Foto di Roland Szabó su Unsplash

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Simposio Ecumenico nell’Abbazia di Pannonhalma (Ungheria).

Il messaggio del Santo Padre

Santità, caro Fratello Bartolomeo, Reverendissimo Arciabate Cirill, stimata comunità monastica di Pannonhalma, cari partecipanti al Simposio! «Grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene» (Ap 1,4). Vi siete riuniti, cari fratelli e sorelle, in codesto Convegno ecumenico per considerare e approfondire, nel clima di preghiera della storica Arciabbazia di Pannonhalma, il tema della pace nei suoi molteplici aspetti. Lo state facendo mentre purtroppo l’umanità globalizzata è ferita e minacciata da una guerra mondiale a pezzi, che, combattuta direttamente in alcune regioni del pianeta, ha però conseguenze che danneggiano la vita di tutti, specialmente dei più poveri. Vi siete dati appuntamento in un luogo che eminentemente richiama la “pax benedictina”.

Quando il santo Papa Paolo VI dichiarò San Benedetto patrono d’Europa, lo definì «messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà» (Lett. Ap. Pacis nuntius, 24 ottobre 1964). «Cerca la pace e seguila» (Sal 34,15; Regola di S. Benedetto [RB], Prol., 17): San Benedetto raccomanda calorosamente queste parole del salmo ai suoi monaci fin dal prologo della sua Regola. Coloro che sono costantemente alla ricerca della pace dovrebbero diventare essi stessi messaggeri di pace con le loro parole e con le loro azioni.

La Regola di Benedetto non contiene una trattazione sul tema della pace, ma piuttosto può essere adottata come ottima guida per un impegno consapevole e pratico a favore della pace. Il Santo Abate la scrisse pensando ai monaci, ma il suo messaggio va ben oltre le mura dei monasteri. Essa mostra come la convivenza umana, con la grazia di Dio, possa superare i pericoli dovuti a dispute e discordie. Lo sguardo di Benedetto è molto lucido circa le differenze e le disuguaglianze che esistono tra i membri della comunità. Egli conosce la complessità delle impronte linguistiche, etniche e culturali, che rappresenta allo stesso tempo una ricchezza e un potenziale di conflitto. Eppure, egli ha una visione serena e pacifica, perché è pienamente convinto della pari dignità e del pari valore di tutti gli esseri umani.

Anche gli hospites, ovvero gli stranieri, devono essere accolti secondo tale principio (cfr RB, 53, 1). «Onorare tutti gli uomini» (ibid., 4,8) è il fondamento della pace nella comunità monastica, così come nelle relazioni interpersonali, sociali e internazionali. «Si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore» (ibid., 72,4); e questo significa anche saper fare il primo passo in certe situazioni difficili. La visione di pace di San Benedetto non è utopistica, ma orienta ad un cammino che l’amicizia di Dio verso gli uomini ha già tracciato e che, tuttavia, dev’essere percorso da ciascuno e dalla comunità passo dopo passo.

La discordia non deve trasformarsi in stato permanente. «Nell’eventualità di un contrasto con un fratello, stabilire la pace prima del tramonto del sole» (ibid., 4,73). “Prima del tramonto”: questa è la misura della prontezza del desiderio di pace. Benedetto mette certamente in guardia contro «un falso saluto di pace» (ibid. 4,25), frettoloso e insincero, ma la ricerca della pace nella giustizia non sopporta alcun ritardo, va perseguita senza esitazioni. Ripeto quindi quanto ho affermato all’inizio di quest’anno rivolgendomi ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «Costruire la pace esige che sia perseguita la giustizia. […] Non si tratta dunque di costruire blocchi di alleanze, ma di creare opportunità perché tutti possano dialogare» (9 gennaio 2023).

Cari fratelli e sorelle, rimaniamo noi stessi sulla via della pace; diventiamo noi stessi messaggeri e servitori della pace nel luogo in cui viviamo e lavoriamo! Ma soprattutto preghiamo per la pace! In questo momento, la guerra in Ucraina ci ha drammaticamente chiamato ad aprire gli occhi e il cuore verso tante popolazioni che soffrono a causa della guerra, memori delle parole del Concilio Vaticano II: «Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione” (Cost. past. Gaudium et spes, 80).

Per intercessione di San Benedetto chiediamo a Dio Uno e Trino che il mondo sia liberato dal flagello della guerra e possa crescere «un’intesa tra i popoli che assicuri per tutti i continenti la giustizia e il pane, la libertà e la pace» (C.M. Martini, Preghiera per l’Europa). Auspicando i migliori frutti per il vostro Simposio, rinnovo il mio saluto a tutti voi, cari fratelli e sorelle, e ringraziandovi per le vostre preghiere vi benedico di cuore.

Fonte: AgenSIR