LE DIECI VERGINI GIURATE

Abito maschile, portamento da uomo, il nome anche. Ma non erano così alla nascita: da neonate erano femmine. Anzi, lo sono ancora, ma seguendo i dettami di un’antica legge risalente al XV secolo, hanno “scelto” di vivere in un modo tutto particolare. Stiamo parlando delle Vergini Giurate.

Siamo in Albania e nelle zone montuose del Kosovo dove, disciplinato dal diritto tradizionale, esiste ancora il Kanun, legge che considera le donne di esclusiva proprietà dei loro mariti o padri. Per dimostrarlo, il giorno del matrimonio viene consegnato dal papà al futuro sposo un proiettile, proprio a indicare il predominio sulla vita della moglie, che a sua discrezione può essere uccisa in qualunque momento. È a questo che si sono opposte: una vita da schiave. Ma per farlo hanno dovuto abbracciare una scelta altrettanto radicale: rinnegare se stesse. Adesso possono vivere come gli uomini, imbracciare un fucile, vendere o acquistare proprietà, bere o fumare, uscire.

Il prezzo da pagare però – come detto – è molto alto. Le burnesha – così si chiamano il Albania le Vergini Giurate – hanno dovuto rinunciare non solo al loro essere donna, ma nella maniera più totale alla propria sessualità. Non hanno mai provato il brivido di un bacio, perché hanno giurato che mai nessun uomo le sfiorerà. La maternità, la femminilità per loro rimarranno solo un mistero, sino alla morte. Per sopravvivere la loro psiche le porta ad anestetizzare la scelta fatta, tanto che loro stesse dichiarano di non provare nemmeno curiosità, né per gli uomini, né per le donne. Ma sanno che comunque a loro è vietato qualunque desiderio. Uno schiaffo a chi crede che certi atteggiamenti siano ormai sorpassati, che la libertà di espressione sia il valore su cui si fonda il nuovo millennio.

Ma come si diventa burrnesha? Fin da piccole, o anche nella prima adolescenza, fanno un giuramento dinnanzi a una dozzina di uomini, votandosi alla castità assoluta. O peggio: è il padre che le costringe a tale promessa per avere una figura maschile in famiglia, che tuttavia non proseguirà la stirpe. Lo scopo – come accennato – è chiaro: poter godere di diritti riservati esclusivamente agli uomini e sfuggire a una vita di sottomissione in una società arcaica o maschilista.

A una lettura superficiale potrebbe sembrare una libera scelta di autodeterminazione, ma è invece il desiderio di fuga da una prigione di pregiudizi sociali a far scattare la molla. Una decisione irreversibile, la legge non consente di tornare sui propri passi: in caso di “pentimento” la condanna è la pena capitale.

Nel corso dei secoli questa abitudine è andata via via scomparendo, eppure ancora oggi esistono una decina di Vergini Giurate. Sull’origine del fenomeno si continua tuttora a discutere. Di recente alcuni studiosi hanno ipotizzano fosse un modo di manifestare l’omosessualità. Ma l’antropologa Antonia Young ha rigettato l’ipotesi, dato che in una società estremamente maschilista come quella voluta dal Kanun l’omosessualità maschile era un tabù indiscutibile mentre quella femminile non risulta sia mai stata presa in considerazione. Tra l’altro c’è da considerare che la sessualità di queste donne era ed è totalmente repressa e non fa parte in alcun modo del loro nuovo status.

Resta la storia emblematica di chi ancora oggi, nel 2015, è costretto a cambiare pelle pur di avere un ruolo nella società. Soprattutto se donna. Ma siamo poi così convinti che sia solo un retaggio antico limitato a qualche decina di persone a pochi chilometri da casa nostra?!