Covid, Regioni Ue: “Valle d’Aosta tasso più elevato di morti in Europa”

Pubblicato il nuovo barometro del Comitato delle Regioni Ue: "Il Covid ha creato un buco economico di 23mld negli enti locali"

Aosta

La Valle d’Aosta è stata la Regione europea con il tasso più elevato di morti per Covid da inizio pandemia fino al 1° giugno 2021. Nello specifico, sono 377 persone ogni 100mila abitanti. E’ quanto emerge dal nuovo barometro del Comitato delle Regioni Ue pubblicato in occasione della Settimana europea delle città e delle Regioni. Guardando solo alle regioni italiane (nel nuovo barometro sono segnalate anche le regioni e città europee), al terzo posto c’è la Lombardia (335), quinto il Friuli-Venezia Giulia (314) e settima l‘Emilia-Romagna (295). Quindi, L’Italia ha quattro regioni nei primi sette posti.

Il Comitato Europeo delle Regioni

Il Comitato europeo delle regioni (CdR) è un organo consultivo dell’UE composto da rappresentanti eletti a livello locale e regionale provenienti da tutti i 27 Stati membri. Attraverso il CdR essi possono scambiarsi pareri sulle norme dell’UE che incidono direttamente sulle regioni e sulle città.

Il CdR offre alle città e alle regioni la possibilità di esprimere formalmente la propria opinione nel processo legislativo dell’Unione europea per assicurare che la posizione e le esigenze degli enti regionali e locali siano rispettate. “Dobbiamo renderci conto che Regioni e città devono diventare gli eroi nella gestione di crisi come questa“, ha osservato il presidente del Comitato, Apostolos Tzitzikostas.

Regioni Ue: “Il Covid ha creato un buco economico di 23mld per gli enti locali”

Dal punto di vista economico, l’impatto della pandemia potrebbe accrescere le differenze già esistenti tra le Regioni in Europa e quelle italiane sono tra quelle che rischiano di subire gli effetti negativi maggiori sia sul breve termine che sul medio (nei prossimi 10 anni), secondo le stime del Comitato Regioni Ue.

Nel periodo a breve, in Italia potrebbe salvarsi solo il Friuli-Venezia Giulia che, in un’Italia tutta in rosso per le conseguenze della pandemia, resterebbe in arancione con l’Austria e molte altre Regioni del nord Europa.

La pandemia avrà effetti a lungo termine sulle strutture socio-economiche delle Regioni europee”, si legge nell’analisi che spiega che da qui a 10 anni l’impatto delle restrizioni diminuirà in maniera significativa e “il fatto che le conseguenze possano farsi sentire ancora a lungo dipende dalle caratteristiche strutturali di un’area e dalla velocità della ripresa dei settori più colpiti”.

Tra gli elementi considerati per stimare i rischi di breve e lungo termine dei diversi territori ci sono il turismo, l’occupazione nel settore alberghiero, dell’accoglienza e della cultura, il numero di Neet (giovani che non studiano e non cercano lavoro), con bassi livelli di educazione e un alto rischio povertà, e la qualità dei governi.

Impatto devastante sull’occupazione

La crisi, spiegano al Comitato, ha avuto un impatto devastante sull’occupazione e sulla dimensione sociale, colpendo in particolare i giovani e i lavoratori poco qualificati. Anche le persone che già vivevano in condizioni precarie, quelle con disabilità e gli anziani hanno visto peggiorare il loro tenore di vita. La pandemia ha inoltre evidenziato ulteriormente problemi di lunga data come le disuguaglianze di genere e i rischi professionali legati al genere.