Valentino Rossi, sipario a Valencia: l’ultima danza del Dottore

Il numero 46 chiude al decimo posto il Gp di Valencia e dà l'addio alle corse: commosso l'abbraccio di tutto il paddock

Valentino Rossi

Quando si guarderà indietro, probabilmente vedrà una lunga striscia d’asfalto costellata di trofei e di volti. Quelli di amici e quelli dei rivali di sempre. Valentino Rossi chiude a Valencia una carriera straordinaria, pronta a diventare leggenda. The last dance, l’ultima danza. L’aveva annunciata ad agosto e capita sul circuito valenciano, dove vinse in passato e dove il paddock intero si ferma a rendergli un commosso tributo. La Suzuki gli dice grazie “per lo spettacolo”, mentre lui accarezza la sua Yamaha e poi ci si arrampica sopra, per ricevere l’abbraccio del mondo delle moto. Uno sport che ha parlato per anni la sua lingua. Sua e dei rivali che, fino alla fine, hanno saputo di dover fare i conti con lui.

Rossi, the last dance: l’abbraccio dei piloti

Sì, c’è stata anche una corsa. Trionfa l’italiano Francesco Bagnaia, in sella all’italiana Ducati. E chiude la top 10 proprio lui, Valentino Rossi, italianissimo nove volte campione del mondo. Il giro di rientro lo percorre tra fuochi d’artificio e applausi, mentre il dorso della sua tuta recita un “Grazie” che vale per tutti. Chi gli è stato a fianco e anche chi lo ha sfidato negli anni. Dalle corse ruota a ruota con Max Biaggi alla rivalità recente con Marquez, passando per Hayden, Stoner, Lorenzo. Giganti delle due ruote passati accanto, e in alcuni casi davanti, al più grande di tutti. Idealmente è come se ci fossero tutti, ad abbracciarlo come i piloti giovanissimi del Motomondiale 2021.

Una nuova era

Chissà che la vittoria di Bagnaia su Ducati non sia un segno del destino. Quella Desmo italiana che, in due complicati anni, riservò ben poche soddisfazioni al Dottore. Ma che oggi si impone a Valencia chiudendo metaforicamente un ciclo, si spera, per aprirne un altro. Perché è inutile girarci intorno: col ritiro di Valentino Rossi si chiude un’era, fatta di corse leggendarie come a Jerez, nel 2005. E i saluti si sprecano ma senza troppe lacrime: nei box si pensa alle cose belle. E allora si fa festa.