IO VAGABONDO

Di notte Roma fa paura e a volte in certi quartieri “bene” si incontra qualcuno che – come dicono gli snob che vi abitano – non dovrebbe girare in certe zone. E invece Giuly, barbone “di professione”, è riuscito a muoversi in una quartiere dove la parola clochard è bandita. E’ arrivato in una strada privata lentamente, un passo alla volta per via del suo piede zoppo, alla ricerca di un marciapiede dove poter dormire. Non un comodo letto, nemmeno un materasso, ma un pezzo di cemento dove mettere un cartone per passare la notte.

Giuly non è più giovane e nonostante il suo vagabondare abbia segnato il volto, i suoi occhi azzurri sono ancora pieni di vita, quella che deve condividere con i marciapiedi. La sua vita è uno schiaffo per tutti quelli che sono trincerati dietro un egoismo che fa più paura del suo vagabondare.

Ma fare finta di niente oggi non è più possibile; soprattutto non risolve il problema, perché gli “invisibili” stanno diventando poco alla volta visibilissimi. Per avere un’idea di quanti sono i senza tetto a Roma a giugno del 2014 la fondazione Rodolfo de Benedetti ha presentato i risultati del primo censimento dal titolo “racCONTAMI2014 – 1° indagine point in time dei senza fissa dimora a Roma” somministrando un questionario grazie a 1175 tra cittadini volontari ed esperti del settore sociale.

Protagonisti del censimento sono stati i senza tetto, cioè colori i quali dormono in strada oppure i luoghi non preposti all’abitazione, o anche in strutture di accoglienza; sia italiani che stranieri, regolari o meno. I dati raccolti, fotografano una capitale che ospita ben 3258 clochard di cui 1569 senza fissa dimora in strada e 1869 senza fissa dimora in dormitorio. Solo al centro di Roma i senza tetto sono 774.

Ma da dove vengono? In strada, le persone rilevate provengono soprattutto dall’Europa (69%), a seguire da Africa (22%), India e Pakistan (4%), Sud America (3%) e Asia (1%), mentre nei dormitori prevale la presenza italiana (37%), seguita da quella afghana, asiatica e rumena. L’età media supera i 35 anni.

Il censimento ha offerto inoltre la possibilità di riflettere sui i motivi che hanno portato all’assenza di una dimora: fattori decisivi sono stati la perdita del lavoro, lo sfratto e l’assenza di relazioni familiari forti. E poi i problemi di salute, l’assenza del permesso di soggiorno, la scarcerazione, la dipendenza da droga e alcol. Per pochissimi è anche una “libera” scelta di vita, anche se dovremmo intenderci sul concetto stesso di libertà di scelta.

Un altro fattore non indifferente con cui i senza tetto convivono è la solitudine. Single, divorziati o vedovi nella stragrande maggioranza dei casi , 85% per cento. Poche sono le persone considerate amiche e in caso di bisogno difficilmente si chiede aiuto; la maggior parte della giornata si trascorre nella più profonda emarginazione. Viviamo in una società cinica e indifferente, sempre di corsa;e invece abbiamo l’obbligo di fermarci a riflettere per fare nostre le parole di Sant’Agostino “in ogni situazione umana nulla ci è amico senza una persona amica”.