Ustica, Amato: “Il Dc9 colpito da un missile francese”

L'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in un'intervista a Repubblica torna sui fatti del 27 giugno 1980: "L'Eliseo può lavare l'onta che pesa su Parigi"

Aereo Ustica
Foto di Thomas da Pixabay

In un’intervista a Repubblica, l’ex premier Giuliano Amato torna sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980, chiamando in causa direttamente l’Eliseo.

Ustica, le parole di Amato

Il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese. Lo sostiene, in un’intervista a Repubblica, l’ex premier Giuliano Amato. “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi – racconta – ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”.

“Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia“, afferma Amato nell’intervista, sottolineando che “la versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.

Meloni: “Nessun atto coperto da segreto di Stato”

“Nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato e nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni, commentando l’intervista di Giuliano Amato al quotidiano la Repubblica sulla strage di Ustica.

“Le affermazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica aprono, dopo quarant’anni, scenari veramente inquietanti che impongono il giusto riconoscimento di quegli organi dello Stato che fin dall’inizio cercarono di ricostruire la verità dell’accaduto e le relative responsabilità. Tra questi mi pare doveroso ricordare Paolo Borsellino, a capo della Procura della Repubblica di Marsala”. È quanto dichiara il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli che annuncia: “condividerò con l’intero Consiglio Superiore di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta”. “Borsellino – prosegue il vicepresidente del Csm – portò avanti, con la consueta e riconosciuta capacità professionale e rettitudine morale, una delicatissima attività di indagine scontrandosi sovente con reticenze e depistaggi. Basti ricordare la vicenda sul radar di Marsala, come ricostruito meritevolmente dal compianto giornalista Andrea Purgatori”.

“Per tali ragioni, condividerò con l’intero Consiglio Superiore di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta, nonché il compendio documentale delle iniziative portate avanti dal dottor Borsellino all’epoca. Tutto ciò, non solo per dare memoria ancora una volta dello straordinario contributo nell’interesse dello Stato da parte di Paolo Borsellino, ma anche per un dovere di carattere morale nei confronti dei familiari delle vittime, di vedere finalmente riconosciuto il diritto alla ricostruzione – per quanto possibile – della verità storica della tragedia di Ustica”, ha concluso Pinelli.

“Gheddafi fu avvertito”

“Gheddafi – prosegue Amato – fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il Dc9. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese”. “Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c’era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna”. “Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova – dichiara ancora – che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio”.

“Prevalsa fedeltà alla Nato”

“Non era del tutto irragionevole che i generali, per tenere al sicuro il segreto, si guardassero bene dal condividerlo con i politici”, prosegue, e la politica, da parte sua, “non aveva convenienza a sapere fino in fondo. In ogni modo la verità risultava scomoda. Ed era meglio lasciarla sepolta”. Tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato, sostiene Amato, è prevalsa la seconda: “Un apparato costituito da esponenti militari ha negato ripetutamente la verità. Tutte queste persone hanno coperto il delitto per una ragion di Stato. Non giustifico e tuttavia comprendo le spinte che portarono all’occultamento della verità, ma 40 anni dopo è difficile da capire. Mi chiedo perché Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia – conclude Amato – non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia. O dimostrando che questa tesi è infondata oppure porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo”.

“È già scritto anche sui libri di Storia che mio padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma nel 1986″: così Bobo Craxi ha sottolineato su Twitter dopo le parole dell’ex premier Giuliano Amato sulla strage di Ustica del 1980. Secondo Amato, fu infatti Bettino Craxi ad avvisare Gheddafi del pericolo di essere bombardato se fosse salito in aereo e il missile sganciato finì contro il DC9 causando la morte di 81 persone.

L’Eliseo non commenta

Nessun commento dall’Eliseo. Il ministero degli esteri.’ A disposizione se Roma lo chiederà’
“Non abbiamo commenti da fare”: così risponde il servizio stampa dell’Eliseo questa mattina alla richiesta di un commento all’intervista dell’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in cui si ribadiscono le responsabilità francesi nel disastro di Ustica e si chiede che il presidente Emmanuel Macron presenti le scuse della Francia.

Gli Esteri: “Disponibili a collaborare”

“Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”: lo fa sapere oggi il Quai d’Orsay, sollecitato dopo la pubblicazione dell’intervista all’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato sul disastro di Ustica. Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata fornita “soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”.

Copasir: “Chiediamo desecretazione”

“Quello che facciamo al Copasir è segreto e non mi permetterei mai di rivelarlo. Amato ha detto delle cose importanti. Noi da sempre chiediamo la desecretazione di tutti gli atti e le pagine non chiare di quegli anni. Amato dice delle cose, in passato ha detto l’esatto opposto”. Lo afferma Giovanni Donzelli, vice presidente del Copasir e responsabile organizzazione di Fdi a margine della kermesse dei Conservatori e Riformisti a Reggio Calabria. “Ci chiediamo – prosegue Donzelli – perchè Amato oggi dica queste cose, lo spiegherà per bene e spiegherà anche perchè in passato ha detto altre cose, ma ben venga quando le persone parlano è una buona notizia e quando ciascuno dice la sua verità è una buona notizia. Il problema è quando le persone stanno in silenzio”.

Fonte: Ansa