Scuole adibite a uso militare: il rapporto Hrw su 29 Paesi in situazioni di conflitto

Proteggere le scuole dall’uso militare: questo il diktat dell’organizzazione non governativa “Human rights watch” e, allo stesso tempo, il titolo del rapporto da questa presentato sul delicato argomento dell’occupazione degli istituti scolastici per scopi bellici. L’indagine, riportata in ben 101 pagine, si inserisce nel difficile contesto dei conflitti armati, spesso endogeni, in molti Paesi del mondo riportanti devastanti conseguenze per la popolazione civile (coinvolta in più modi), afflitta da disagi e difficoltà enormi. In tali contesti, garantire un’istruzione e un percorso scolastico quanto più completo possibile ai tantissimi bambini stravolti dalle atrocità delle guerre, costituisce uno dei punti fondamentali per garantire la sopravvivenza sociale di tali comunità. Eppure, proprio in virtù delle azioni militari, spesso sono proprio le poche scuole presenti a essere trasformate in presidi marziali, scavalcando il diritto all’istruzione e la natura stessa dell’istituzione.

I numeri di Hrw

Una prassi comune a molti Paesi, specifica Hrw nel rapporto. Secondo l’indagine dell’ong, situazioni simili sono state riscontrate in nazioni quali l’Ucraina, lo Yemen e la Repubblica Centrafricana, coinvolte in logoranti conflitti civili, ma anche in altri Stati come Afghanistan, Repubblica democratica del Congo, India, Iraq, Pakistan, Palestina, Filippine, Somalia, Thailandia, Siria, Somalia e Sud Sudan. I dati raccolti dall’organizzazione comprendono un periodo che va dal 2007 al 2016, per un totale di almeno 29 Paesi interessati. Scenari decisamente poco incoraggianti, peraltro in contesti già di per sé altamente critici. Durante l’ultimo Consiglio di sicurezza a riguardo, risalente al giugno 2015, l’Onu aveva invitato i vari governi ad adottare misure di prevenzione e tutela, esprimendo “forte preoccupazione” per un fenomeno in aumento e largamente diffuso su scala mondiale.

Legislazioni locali

Eppure, come nota ancora Hrw, in molti Stati coinvolti nell’indagine alcune legislazioni in proposito esistono già. E, probabilmente, qualora fossero applicate in modo maggiormente concreto, potrebbero costituire uno strumento di contrasto addirittura più efficace delle normative a livello internazionale. E’ perciò a livello governativo locale che vanno intraprese azioni decise per fronteggiare il fenomeno dell’uso militare dei luoghi dove si fa istruzione. A tal proposito, l’ong fornisce alcuni esempi di leggi, norme e decreti (a livello nazionale e territoriale) che, in qualche modo, contribuiscono ad arginarlo, anche in virtù della dichiarazione “Scuole sicure”, in vigore dal 2015 e volta a tutelare l’operato degli insegnanti e la sicurezza degli studenti. Un obiettivo che, ovviamente, dovrebbe costituirsi di una linea d’azione comune, quantomeno a livello statale.